Come è arrivata la notizia dell’intervento della Regione Emilia Romagna che ha permesso di sbloccare la partita relativa all’aggregazione delle Fiere di Bologna e Rimini, è arrivato sarcastico un post su Facebook di Paolo Giaretta, l’ex sindaco di Padova, che si chiedeva cosa stesse facendo Zaia per le Fiere del Veneto. Giaretta, politico espertissimo e soprattutto osservatore distaccato, ha precisato poi che è evidente che il problema non sia solo Luca Zaia, ma l’intera classe dirigente veneta incapace di affrontare con la stessa capacità che si dimostra in Emilia Romagna quelle che potremmo definire operazioni di sistema.
Che poi il Presidente della Regione Veneto stia bene attento a evitare di “governare” i processi è notorio, sopratutto dove le partite sono complesse e i soggetti locali rissosi e incapaci di indicare percorsi definiti come nel caso di Verona.
Tuttavia sulla questione delle Fiere venete Zaia, questa volta, la partita la potrebbe giocare. Non tanto perché abbia già semi annunciato una sorta di Polo delle Fiere Venete formato da Verona e Padova a cui non credo probabilmente neanche lui, e che serve solo perché non si dica che lui sta fermo o al massimo per aiutare il suo braccio destro, l’assessore Marcato, nella possibile corsa a sindaco di Padova. Ma perché, perdere la Fiera di Verona, che a differenza delle popolari venete e di Cattolica Assicurazioni sono nel suo immaginario promotrici di manifestazioni popolari come il Vinitaly e FieraCavalli, sarebbe uno smacco. Concludere quindici anni di governo senza aver portato a casa nulla sulla autonomia e aver perso tutto, Fiere incluse, rischierebbe di non farlo ricordare propriamente come il migliore governatore che il Veneto abbia avuto.
Ma Zaia questa volta una chance potrebbe averla, e in suo soccorso (e sopratutto in soccorso della città) potrebbe scendere in campo il Presidente di Fondazione Cariverona Mazzucco, un uomo che non ha mai ragionato per consorterie locali ma sempre badando a svolgere con il massimo del rigore il ruolo istituzionale che la Fondazione deve svolgere. La Fondazione, infatti, è l’unica realtà veronese che oggi sarebbe disponibile (e ne avrebbe disponibilità) a mettere una bella parte di quattrini per ricapitalizzare la Fiera. Ma Mazzucco, a Verona lo sanno anche i sassi, si renderebbe disponibile solo se ci fosse un piano di rilancio vero, una governance all’altezza, e la garanzia che i soldi non finiscano utilizzati per le operazioni di potere di piccolo cabotaggio a cui VeronaFiere è abituata da anni.
Se Zaia e Mazzucco, dunque, facessero fronte comune, ci sarebbero risorse e progetti per una operazione di rilancio che magari preluda anche a future aggregazioni o verso l’Emilia o verso la Lombardia. Se finirà così o meno dipenderà tutto da Zaia e dalla sua capacità di ascoltare la sua base elettorale. Che direbbero i produttori di Prosecco e di Amarone se il Vinitaly finisse a Milano o morisse soffocato da Francoforte?