In verità di “trattoria” questo luogo ha ben poco, sia come ambiente, un po’ datato ma ben allestito, sia come concetto di cucina: votata alla ricerca, certo, ma senza mai tradire le origini, i luoghi e la materia prima. Questa è la via da percorrere quasi obbligatoriamente scorrendo le proposte in carta. A questo proposito, esiste un lungo percorso degustazione servito in condivisione per tutto il tavolo (a 90 euro) oppure si inizia con antipasti crudi e cotti: eccellente il Dentice con canestrelli crudi, spugnole e agretti in cui il taglio e la frollatura del pesce emergono con grande dolcezza; ottimo anche il Muggine con tuorlo d’uovo e colatura di alici.
Tra i primi ben amalgamato e decisamente ricco lo Spaghetto alle vongole nostrane e veraci. Passando ai secondi, per gli amanti della brace, ovviamente, c’è la scelta del trancio con una frollatura differente oppure la sontuosa Degustazione del quinto quarto di mare che, servito in diversi atti, annovera la Trippa di pesce misto tra gli assaggi più convincenti. Il pane, la focaccia e la piadina fatte in casa sono, ovviamente, tutti molto buoni. Il servizio è gioviale ed efficiente. La carta dei vini è risolutamente avvitata su una rosa di etichette di dichiarata ispirazione biodinamica e artigianale. Il conto, sugli 80 euro vini esclusi, corona un’esperienza da provare con mente libera e, soprattutto, grande curiosità.