L’accordo è stato siglato nella notte da Wärtsilä Italia, sigle sindacali (eccetto Usb), Confindustria Alto Adriatico, Regione Fvg e Mimit. Oltre alle garanzie di non attivare procedure di licenziamento entro quella data, si avvierà un percorso di reindustrializzazione del sito di Bagnoli della Rosandra. Sbloccate inoltre le consegne dei motori prodotti a Trieste. Dalle sigle l’appello al Governo per “un piano industriale credibile che garantisca l'occupazione e la tenuta industriale del territorio”
Dopo l’incontro tra i sindacati e i rappresentanti di Wärtsilä, in cui è stata confermata la volontà di chiudere lo stabilimento triestino, il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha inviato al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, la richiesta di “avviare una discussione seria e rispettosa per la continuità dello sito". Intanto, Folgiero apre ad un possibile interesse di Fincantieri nell’assorbire l’unità triestina di Wärtsilä
La decisione accoglie la sentenza dello scorso venerdì del Giudice del Lavoro di Trieste, ma la multinazionale non esclude di opporsi al decreto. I legali della Regione Fvg hanno, dunque, chiesto e ottenuto il rinvio dell’udienza per il ricorso sulla legittimità costituzionale della norma anti-delocalizzazioni. Intanto i sindacati sbloccano la consegna di 12 motori alla coreana Dsme
Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Trieste ha riconosciuto la condotta antisindacale di Wärtsilä che non ha informato anticipatamente i sindacati in merito alla procedura di licenziamento dei 451 lavoratori dello stabilimento di Trieste. Dichiarato inammissibile l'intervento della Regione nel ricorso. Wärtsilä dovrà anche risarcire 50 mila euro a ciascuna sigla sindacale e il confronto dovrà ripartire da zero
La multinazionale finlandese annuncia a sorpresa la volontà di trasferire lo stabilimento triestino a Vaasa per garantire "sviluppo e crescita futura". Rabbia da parte di dipendenti, sindacati ed esponenti della politica locale. Durissima la reazione di Fedriga: "Scelta inaccettabile dopo un anno di rassicurazioni e contributi regionali". E in caso di mancato provvedimento dall'azienda, "auspico che l'intero comparto produttivo italiano chiuda con essa ogni tipo di rapporto"
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