L’azienda vitivinicola veronese registra ricavi a 45,9 mln (-3,7%) e Ebitda a 3,9 mln (5,8 nel ‘23), flessione contenuta dai dati dell’ultimo trimestre (vendite a 15,8 mln). Nei nove mesi pesano la riduzione dei consumi e dei volumi. Il debito sale a 37,5 mln per gli investimenti nelle cantine di Valgatara e Monteleone. Non è stato reso noto l’utile
L’azienda vitivinicola veronese ha chiuso l’esercizio 2023 con 66,4 milioni di ricavi e un Ebitda di 7,2 mln (-45,4%). L’utile cala dell’84,4%, mentre la Pfn registra debiti per 16 mln (7,7 mln al 31 dicembre 2022). Il presidente Boscaini: “Come atteso, dopo le vendite record nel 2022, il 2023 è stato un anno di destocking per tutto il settore e anche per noi. Il fenomeno non fa che rinviare gli acquisti al 2024”
L’assemblea straordinaria degli azionisti dell’azienda vitivinicola della Valpolicella si è riunita oggi per l’approvazione della nuova forma giuridica e l’integrazione dell’oggetto sociale con attività aventi finalità di beneficio comune. È stato anche modificato il meccanismo di elezione del consiglio di amministrazione, che si baserà sulla presentazione, da parte dei soci complessivamente titolari di azioni rappresentanti almeno il 7,5% o del cda uscente, di singoli nominativi di candidati su cui si dovrà votare. È stato deliberato il passaggio al sistema monistico di amministrazione e controllo
Dopo tre citazioni in tribunale, continua il conflitto tra la famiglia Boscaini (che possiede il 73% del gruppo vitivinicolo) e il patron di Otb che ha il 10% delle quote. Si attenderà l’8 maggio per la data della prima udienza al tribunale di Verona. Intanto nel Gruppo Allegrini i cugini rappresentanti della settima generazione (col 57% delle quote) hanno messo in minoranza la zia, icona della storica cantina per quarant’anni. Già pronti per la Lady dell’Amarone nuovi piani sempre in Valpolicella con il rafforzamento di Villa della Torre
Sandro Boscaini, il re dell’Amarone, è il vignaiolo che ha reinventato il grande rosso della Valpolicella. E proprio questo vino, “un’opera d’arte che andava valorizzata, degno di rappresentare il Veneto nel mondo”, è il simbolo scelto dal Premio Masi: “Un riconoscimento nato per rivendicare un’arte nobile e antica come la viticoltura, in un periodo storico in cui la produzione era poco regolamentata”, dice. Ancora oggi “premia le grandi capacità operative e l’originalità produttiva degli interpreti della nostra regione. A cui si sono affiancate anche due sezioni internazionali”
Il premio è nato nel 1981 dall’intuizione di Sandro Boscaini, settima generazione alla guida della storica azienda Masi Agricola, con lo scopo di premiare la cultura veneta attraverso i suoi interpreti. L'edizione di quest'anno, sul tema ‘Radici e Prospettive’, è stato celebrato ieri sera, venerdì 27 ottobre. A firmare la botte di Amarone, simbolo della kermesse, il lessicografo Mario Cannella, l’ingegnere idraulico Andrea Rinaldo e l’azienda veneziana Stevanato Group. Boscaini: “In un tempo dominato dall’incertezza, nelle nostre tradizioni cerchiamo la linfa per esplorare strade nuove”
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