A che punto è la globalizzazione? Come evolverà? Come risponderà alla prova della sostenibilità? Dopo la crisi di approvvigionamento post-Covid è venuto il tempo di tornare a produrre in Italia? Questi sono solo alcuni dei quesiti proposti negli oltre cento appuntamenti in calendario nella seconda edizione del Festival dell’Economia piemontese, dall’1 al 4 giugno 2023. Circa 170 ospiti, 43 relatori internazionali dai più prestigiosi centri di ricerca, 4 premi Nobel per l’Economia ma anche giornalisti, storici, analisti e tanti rappresentanti delle istituzioni italiane ed europee a confrontarsi su questo tema di primaria importanza
L'opera affronta i temi della globalizzazione e de-globalizzazione, analizzati tramite un approccio basato sulla ragionevolezza e sul rigore teorico, in opposizione agli estremismi nati dopo la Brexit e l'amministrazione Trump. L'autore presenterà il libro sabato 15 in occasione del Vicenza Città Impresa e il 22 maggio presso la Libreria ItalyPost di Padova
La globalizzazione, che ha proposto un certo modo di intendere la crescita svincolato da limiti, ha causato effetti negativi che ci impongono di ripensare l’organizzazione economica del nostro mondo e l'atteggiamento individualistico che ne è alla base: “Siamo, come tutte le forme di vita, in relazione con il resto”, spiega il giornalista, sociologo ed economista Mauro Magatti. Nel corso del Festival “Relazionésimo 2030” ne tratterà durante l’evento “L’economia delle Relazioni, per un nuovo contratto/patto sociale”
L’analisi del centro studi di Intesa Sanpaolo mostra come diverse imprese manifatturiere si stiano affidando a fornitori locali: regionali, nazionali o al massimo europei. Più cauta la fiducia sul mercato asiatico. Diversi i settori che rivedono la lista fornitori: dal meccanico ed elettrotecnico all’alimentare, dall’agroalimentare a quello dei trasporti
Il conflitto in Ucraina rende urgente una riflessione sul futuro delle relazioni economiche tra Paesi. Per l’economista Cottarelli, il vicedirettore del Corriere Fubini e il politologo Panebianco è probabile un rallentamento delle relazioni tra Paesi. Per Zuppichin (Piovan) e Marchetto (Somec) la chiave sta nella diversificazione dei mercati e delle fonti di approvvigionamento
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