Era il 1867 quando il professor Carlo Rognoni, brillante agronomo parmigiano, introdusse nella rotazione agraria del suo podere in quel di Pannocchia (frazione di Parma) la coltivazione del Pomodoro Riccio di Parma. A 150 anni di distanza, nel 2017, un gruppo di agricoltori si è riunito in associazione allo scopo di divenire custodi di questa antica varietà di pomodoro dimenticata dagli anni Cinquanta e di valorizzarla di nuovo, coltivandolo e vendendolo non solo fresco ma anche trasformato in un’ottima passata.
Costoluto, carnoso e saporito. Così si presenta il Pomodoro Riccio di Parma, una varietà italiana diffusa storicamente nelle province di Parma e Piacenza. Ha forma tondeggiante, appena appiattita ai poli e consistenza mediamente soda. Ha un sapore dolce-sapido con uno spunto misurato di acidità che lo rende appetitoso. È però caratterizzato da una buccia, rossa e sottile, attraversata da scanalature piuttosto pronunciate. A causa di queste solcature e della “spalla” verde, fattori che l’industria conserviera considerò come difetti tecnologici, questa cultivar fu abbandonata. I parmigiani lo chiamano da sempre in dialetto ‘tomàca risa’ (pomodoro riccio). Gustoso se mangiato crudo in insalata e condito con sale, un buon aceto di vino e olio extravergine, quando è un po’ avanti nella maturazione, invece, rischia di eccedere in morbidezza. Ma la sua acidità non invadente lo rende perfetto per realizzare la passata, in commercio soprattutto nel mercato locale.
Agricoltori Custodi del Pomodoro Riccio di Parma
Strada Pedemontana per Bannone, 128
Traversetolo (PR)
tel. 0521844315