E’ di pochi giorni fa una ennesima sentenza che coinvolge AscoHolding, la società nei fatti governata dalla Lega condannata a pagare circa 10 milioni di euro ai Comuni per aver attribuito un valore inferiore alle loro quote. Si è trattato dell’ennesima sconfitta per la holding e un’ulteriore vittoria per Plavisgas, il nucleo di azionisti privati di cui Massimo Malvestio (nella foto in alto) è socio e ispiratore. La vicenda è interessante, aldilà degli aspetti specifici, perché Plavigas ha sempre combattuto e finora sempre vinto chiedendo il pieno rispetto della legge Madia. Una legge che gli enti pubblici e i partiti sembrano più impegnati ad aggirare che ad applicare. Ne abbiamo parlato con l’avvocato trevigiano trasferitosi a Malta alcuni anni fa proprio perché fortemente critico sul nostro sistema Paese.
Avvocato, sono passati quasi cinque anni dall’approvazione di quella legge sulle società a controllo pubblico, le famose municipalizzate. Come spesso capita alle dichiarazioni di principio non sembrano seguire i fatti, perché – a guardare quello che accade in giro per l’Italia – i principi della legge sembrano essere aggirati quotidianamente. E così?
Questo mi pare evidente. Una prima formale applicazione c’ è stata, un po’ di società, per lo più del tutto marginali, sono state chiuse. Ci si è poi resi conto che le società a partecipazione pubblica piacciono a tutti. Piacciono ai partiti, a tutti i partiti. Appena un partito arriva in giunta, comincia a mostrare un apprezzamento del tutto nuovo per le partecipate dell’ente. Mano a mano poi che familiarizzano con la gestione, l’attaccamento diventa morboso. Anche i giudici, compresi quelli contabili, hanno dato prova di essere spesso molto comprensivi verso queste strutture.
Qualche esempio concreto di questo aggiramento?
La vicenda Ascoholding è emblematica. Il ministro Madia era un esponente del Pd; ebbene, il Pd trevigiano era allineato – soltanto un po’ più confuso – con la Lega nel difendere lo status quo contro qualsiasi modifica introdotta dalla Madia. La Lega ha sempre avuto l’accortezza di spartire i posti con Pd e Forza Italia e così per cinque anni siamo dovuti andare per tribunali insieme alla formidabile pattuglia di sindaci civici che sono stati gli unici ad applicare la legge. Adesso siamo in una nuova fase: non solo le società buone non sono state vendute ma è ripresa l’espansione. Ascoholding sta comprando azioni Ascopiave. Lo stesso sta accadendo in Iren. Torino e Genova stanno comprando e pagano persino premi sul prezzo di mercato. E’ vero che Iren è quotata e quindi la partecipazione diretta è legittima, ma non mi pare proprio che la legge Madia legittimasse la ri-espansione. I Comuni piangono il morto dicendo che non hanno denari per l’ordinaria amministrazione, ma hanno denari per comprare azioni in borsa. Questa è la realtà.
Il senso di avere società a controllo pubblico dovrebbe essere quello di garantire servizi o investimenti che i privati non trovano conveniente fare, ma che sono fondamentali per lo sviluppo di una comunità. E invece sembra che oggi lo scopo sia solo quello di distribuire dividendi ai Comuni e occupare posti nei cda da parte delle seconde file dei partiti. E così?
E’ esattamente così. Di fatto è molto più facile alzare una tariffa che imporre un’ imposta. I partiti hanno capito che con la gestione delle tariffe, e di un enorme patrimonio che già esiste, si possono ottenere grandi entrate per gli enti senza che nessuno protesti. Anzi: la narrazione è che gli utili sono l’effetto dell’opera di grandi manager.
Venendo ai componenti dei cda e ai vertici di alcune di queste società, non le sembra che a gestire reti idriche o mercati complessi come quelli dell’energia vengano messe delle persone che hanno frequentato di più i corridoi del potere che non le strategie d’impresa su quei settori?
A onor del vero vi sono società pubbliche dove i manager potrebbero essere stati scelti da qualsiasi privato. In altri casi invece il limite della decenza è superato di slancio. Non vedo niente di male nel fatto che, in società pubbliche, i manager siano di fiducia delle forze politiche. Il problema è che ci sono partecipate dove il presidente ha come tratto saliente del curriculum l’avere fatto tanti anni l’autista al segretario del partito.
Esiste una alternativa tra il controllo dei partiti e le privatizzazioni?
La Madia è un’ ottima legge. Guardi il Veneto: gli acquedotti hanno ancora perdite d’acqua enormi, con tubazioni vecchie di molti decenni, il Sistema ferroviario regionale è stato accantonato perché costa, si sono fatti project con costi finanziari elevatissimi: servizi dove servono investimenti ce ne sono quanti si vuole, ma comportano impegno di mente, strategia, ritorni a lungo termine… Molto più comodo gestire monopoli e grandi patrimoni accumulati da gente che aveva impegno di mente e strategia.
E gente così ne intravede?
Di Fabbri (il fondatore del Consorzio BIm Piave che metanizzò molte parti del Veneto con i sovracanoni delle derivazioni idrauliche quando nessun privato era disposto a farlo, ndr) in giro non ne vedo… Poi ci sono amministratori locali – anche persone serie e per bene- che mancano della formazione minima per capire di che cosa stiano parlando. Questi prendono ordini da segretari di partito. Quello che ci ha tenuto occupati per tanto tempo con l’Asco, persona intelligente e simpatica, faceva il benzinaio e ha diretto fino all’ultimo la battaglia, con gli esiti che si sono visti con la sentenza di alcuni giorni fa. Al contempo si è visto che piccoli Comuni, dove il sindaco studia e capisce, possono sorprendere per la qualità dell’azione. Si è poi visto con quanta fatica i Comuni di Vicenza e Verona hanno gestito le vicende delle loro importanti municipalizzate. Tutto dipende dalle persone. Solo di avvocati la vicenda Asco è costata milioni di denaro pubblico, ma nessun elettore ne terrà conto, anche si è visto – per dire il vero – che tutti i sindaci “liberi” sono stati trionfalmente rieletti.
Dal governo Draghi possiamo aspettarci che arrivi una ondata di nomine di manager capaci e preparati in grado di svolgere un vero servizio pubblico?
Non credo che Mario Draghi potrà toccare le municipalizzate senza tirarsi addosso contro l’intera maggioranza. A dicembre scade il Decreto Salva Ascopiave che ha sterilizzato per tre anni la legge Madia. Il valore segnaletico sul piano politico è molto alto: la storia di Draghi dice che dovremmo aspettarci una rivitalizzazione della Madia; i numeri della maggioranza – Pd in testa – dicono il contrario.
A suo tempo un manager come Corrado Passera riuscì a far funzionare le Poste e un altro manager, Mauro Moretti, addirittura a far arrivare i treni in orario… Come innescare un meccanismo perché qualcosa di simile possa accadere anche nelle multiutilities e in altre società a controllo pubblico?
Ci sono molte multiutilities che funzionano benissimo. D’ altra parte ci sono patrimoni enormi di infrastrutture, accumulati in molte decine di anni, che è più difficile far perdere che far guadagnare. Il problema, secondo me, non è più questo: il problema è investire dove i privati non investono oppure investono a condizioni troppo onerose come gli acquedotti.