Il passaggio generazionale nelle imprese italiane, ed in particolare in quelle venete, è un momento cruciale nella vita di ogni imprenditore. Gestirlo nella maniera corretta spesso rappresenta esso stesso uno dei tasselli fondamentali nella prosperità dell’azienda oltre la vita del proprio fondatore. Molti conoscono i numeri, secondo AIDAF solo il 30% delle aziende sopravvive al proprio fondatore e meno del 13% arriva alla terza generazione. Nonostante ciò, spesso accade che si decida di procrastinare quando è necessario pianificare la successione, forse perché pensiamo che ci sia sempre tempo o forse perché non vogliamo fare ragionamenti che includano la nostra morte. Sta di fatto che troppo spesso le aziende non pianificano, ma se questo accade e viene fatto con intelligenza e lungimiranza i risultati positivi sono esponenziali nel corso delle generazioni.
Gli Agnelli rappresentano di gran lunga la più celebre dinastia industriale italiana, oggi arrivata ad avere al timone delle holding di famiglia la quinta generazione. In effetti solo una forte leadership di chi nei decenni ha retto le redini delle attività di famiglia e una tradizione imprenditoriale consolidata, che metteva al centro gli interessi aziendali prima di quelli personali e affettivi, ha permesso a questa celebre “casata” di arrivare oggi, dopo oltre un secolo di attività, ad essere leader in diversi settori dell’industria a livello globale. Cinque generazioni vogliono dire in genere almeno quattro passaggi generazionali anche se in questo caso specifico i passaggi importanti sono stati solo due, quelli tra la prima e la terza e tra la terza e la quinta generazione.
Giovanni Agnelli, il senatore, classe 1866 è uno dei nove soci fondatori della FIAT nel 1899. Già possidente terriero, il nonno commerciate di seta e spezie aveva avuto successo negli affari nella prima metà del ‘800, vuole investire nella nascente industria automobilistica italiana conscio del fatto che in Inghilterra e soprattutto oltreoceano l’industria pesante già da qualche decennio sta creando la nuova classe dirigente, gli industriali, che sostituirà definitivamente l’aristocrazia nel panorama economico globale.
Tra il 1928 e il 1935 muoiono prematuramente entrambi i figli, Caterina e Edoardo. Questi fatti pongono la successione come un tema centrale e prioritario. Infatti verso il finire degli anni Trenta i dodici cugini rimasti orfani, chi di madre e chi di padre, erano bambini o poco più che adolescenti. La scelta del senatore Agnelli cadde su Gianni, all’anagrafe Giovanni Agnelli proprio come il nonno, secondo genito del figlio Edoardo a cui sarà affidato il compito e il potere di guidare l’azienda quando avrà l’età giusta.
Se il senatore Giovanni Agnelli non avesse preso questa decisione, lasciando al nipote Gianni oltre all’incarico di guidare la FIAT dopo di lui anche il potere per farlo garantendogli le quote di controllo della cassaforte di famiglia, probabilmente lo sviluppo del colosso industriale sarebbe stato diverso non avendo l’azienda un azionista di controllo ma un azionariato frastagliato probabilmente incapace di impostare la rotta e dare ad un’impresa industriale la giusta visione di lungo periodo che solo un controllo famigliare può garantire.
Inoltre prendendo la decisone a monte, e non lasciando correre gli eventi affidandosi spesso al caso, si è individuata la figura del leader che oggi non sappiamo se è stato il miglior leader possibile ma ha certamente limitato il possibile conflitto interno che si sarebbe creato alla morte del fondatore sulla figura da mettere a capo dell’azienda. In questo modo invece proprio perché la scelta è stata presa da chi l’azienda l’ha creata e gestita fino all’ultimo giorno di vita si sono evitate le guerre fratricide che spesso portano al fallimento di un’impresa nel primo decennio di gestione della nuova generazione.
Se usciamo da una visione fredda di puro business e ci caliamo in una situazione di relazioni famigliari, magari immaginando quello che ogni giorno accade nelle nostre famiglie, possiamo pensare che scegliere un ragazzo appena maggiorenne, che probabilmente non aveva ancora dimostrato sul campo le sue doti, e designarlo come futuro leader dell’azienda di famiglia possa aver lasciato qualcuno dei suoi undici cugini con un po’ di amaro in bocca. Magari qualcun altro si sentiva degno di quel ruolo ma a causa del diktat del nonno non ha mai avuto la possibilità di dimostrarlo. L’importanza del passaggio generazionale: il caso AgnelliOltre a ciò non è stata lesa solo la presunta ambizione di qualcuno tra i dodici cugini di primo grado ma in maniera inequivocabile anche il portafoglio in quanto il senatore Agnelli, per dare a Gianni la possibilità di guidare l’azienda, ha lasciato a lui la fetta più grossa delle azioni di controllo della cassaforte di famiglia.
Ma queste sono solo valutazioni relazionali e sentimentali tra fratelli o cugini, che spesso nelle famiglie vengono prima delle priorità e del bene dell’azienda.
Agnelli invece ha pensato prima al bene dell’impresa e ha adottato tutte le scelte che riteneva giuste per far sì che ciò che aveva creato sarebbe potuto durare e prosperare per molto tempo anche dopo di lui. In maniera analoga Gianni quando è stato il suo turno, in una situazione simile a quella del nonno in quanto anche lui aveva perso in maniera prematura l’unico figlio maschio, ha scelto uno dei nipoti, John Elkann, poco più che ventenne per succedergli alla guida dell’azienda e proprio come fece suo nonno con lui oltre alla scelta pubblica indicandolo come successore e facendolo entrare nel cda di FIAT appena ventitreenne gliene diede il potere lasciandogli il 60% delle quote della cassaforte di famiglia che controlla indirettamente tutte le attività del gruppo.
Non possiamo sapere se altre scelte avrebbero portato a scenari migliori, ciò che sappiamo e che aver gestito per tempo e in maniera cristallina il passaggio generazionale ha permesso ha questa dinastia industriale di arrivare alla quinta generazione con un patrimonio famigliare in costante crescita, un’espansione globale ed una diversificazione settoriale da manuale.
La visione di lungo periodo e un senso di responsabilità degli eredi designati verso ciò che è stato costruito ha permesso a questa famiglia e alle loro imprese di avere successo oltre le generazioni contro la fredda statistica che purtroppo ci ricorda spesso il contrario e cioè che poche imprese sopravvivono al fondatore e che ancora meno superano la terza generazione.