L’ultima tappa del tour alla scoperta delle imprese più performanti del territorio italiano. Sono state scelte sei province del triangolo industriale Lombardia, Veneto e Emilia Romagna, denominato Lover. Tutto è iniziato a Seregno, in Monza-Brianza, poi è stato il turno di Bologna, Vicenza, Bergamo e Treviso. Il 6 dicembre è il turno di Modena, le cui 1000 migliori imprese sono state premiate a Carpi.
Lo studio realizzato da ItalyPost per il quotidiano EmiliaPost analizza i bilanci delle imprese di Modena con fatturato superiore ai 4 milioni di euro. Nello specifico viene considerato il fatturato consolidato per gli anni 2017-2019, mentre per l’anno 2020 sono riportati i dati di bilancio acquisiti dalle banche dati entro ottobre del 2021. Laddove non fosse stato possibile riportare il risultato per tutti gli esercizi consolidati viene riportato il bilancio d’esercizio. Nella selezione oltre al giro d’affari è stato utilizzato come criterio di selezione il rating: tra equilibrato e ottimo (da A-AA-AAA fino a BBB). Infine, altro criterio di selezione, il risultato d’esercizio per il 2019 doveva essere positivo mentre l’ebitda medio tra il 2017 e il 2019 maggiore o uguale al 1,50% Dalla ricerca sono state escluse le società con partecipazione pubblica e le società controllate (in quanto incluse nella controllante).
Per quanto riguarda la provincia di Modena, il comparto aggregato che sviluppa il maggiore fatturato per il 2019 è quello della meccanica e soprattutto la produzione in metallo: sono entrate nella classifica ben 251 imprese con un fatturato consolidato di 10,47 miliardi che pesa complessivamente sul risultato complessivo il 32,82% e ha visto una riduzione nel 2019 del 9,87%. Al secondo posto con 72 imprese troviamo il sistema dell’alimentare e bevande con un giro d’affari nel 2019 di oltre 6,04 miliardi. Nella classifica al terzo posto si trova il commercio all’ingrosso con 175 imprese e un fatturato aggregato di 4,38 miliardi.
Si trova poi il comparto dell’altro manifatturiero con all’attivo 67 imprese e un fatturato di 3,33 miliardi, il settore delle costruzioni si posiziona al quinto posto con le sue 61 aziende e un giro d’affari di 1,57 miliardi. Infine chiudono la lista dei principali settori della provincia di Modena i servizi alle imprese, con 80 aziende e un fatturato aggregato di 1,21 miliardi.
Su 1.000 imprese selezionate sulla base dei risultati 2017-2019 sono stati trovati i dati 2020 per 967 imprese. Il fatturato aggregato della provincia 2019 era di 32 miliardi ed è calato di 2,9 miliardi nel 2020, con una riduzione del 9,2% che in un anno caratterizzato da una discontinuità dirompente e da chiusure e fermi di produzione può considerarsi un risultato eccezionale. Complessivamente un cluster con 16 miliardi di Patrimonio Netto, che impiega 95.000 addetti e produce un ROE medio del 13% può definirsi a priori un motore di crescita.
L’analisi dei risultati disaggregati ci restituisce un quadro in cui il 70% delle aziende ha visto diminuire il fatturato 2020 (per la precisione 681 imprese su 971), con una contrazione di 3,9 miliardi, corrispondente al -16%. Il 30% ha invece incrementato il proprio volume d’affari (286 imprese), con una crescita complessiva di 1 mld pari al 15%.
Nessun settore, a livello aggregato, ha registrato un incremento, tranne le costruzioni – trainate dagli incentivi fiscali del bonus 110%, anche se all’interno degli altri settori vi sono andamenti di segno opposto fra azienda ed azienda. L’88% della decrescita 2020 è dovuto ai settori più esposti agli effetti della crisi da Covid 19 e a quelli che pesano maggiormente sul totale: Metalmeccanico (-35%), Alimentare (-37%) Commercio all’ingrosso ( -9%), Tessile e moda (-7%). Hanno tenuto botta invece trasporti e logistica, chimico e farmaceutico, gomma e plastica
La crisi da domanda ex Covid19 ha colpito le grandi e le medie imprese dei settori più esposti. Mentre tengono, a differenza di tutte le altre provincie in cui è stata fatta l’analisi, le imprese medio-piccole e piccolissime. Infatti, le imprese sotto i 10 milioni di fatturato hanno avuto una riduzione del 6,27% mentre le grandi imprese, oltre i 200 milioni hanno avuto una riduzione del 10,88%. La discontinuità è meglio gestita, in questo caso, da imprese di piccole dimensioni perché inserite in un contesto di filiere territoriali e globali (a traino di grandi gruppi) estremamente coeso e performante.