Nessuna ‘nuova frontiera’ dell’organizzazione del lavoro, nessuna concretizzazione dello storico slogan ‘lavorare meno, lavorare tutti’. Gli accordi sulla riduzione dell’orario stretti da Luxottica e Lamborghini sono scambi che convengono all’azienda, e in parte ai lavoratori. Così si concentra la forza lavoro nei periodi di picco produttivo (potendo anche chiedere – sussurra qualcuno – dei sabati in fabbrica) concedendo qualche giorno in più nei periodi meno carichi. Il ceo di Ducati, Domenicali, parla di “perdita di competitività”, ma le domande a cui dare risposta sono molte. Proviamo a porle in questo numero di Monitor
Il professor Treu, già ministro del lavoro e presidente del Cnel fino allo scorso aprile, giudica come “molto positiva” la sperimentazione sulla riduzione dell’orario a parità di salario. “Nel ‘97 provai a normarla, in Francia passò ma in Italia no. Ora invece il tentativo funziona, perché risponde ad esigenze specifiche”. E sulla replicabilità: “Anche le piccole imprese si affaccino al cambiamento. È così che si può creare occupazione di qualità e che le aziende possono migliorare attraction e retention”
Per l’ex manager delle risorse umane di Electrolux e commissario straordinario di ACC con un passato in politica, l’iniziativa della settimana corta non è replicabile, “perché costosissima e accessibile solo ad aziende con margini stratosferici. Se si trasferisse alle filiere sarebbe completamente insostenibile”. La definisce poi “preoccupante” su due fronti. Primo, “polarizza le relazioni industriali” e secondo, “è culturalmente debole, l’impresa così si compra la non-conflittualità interna”
La riduzione dell’orario lavorativo può essere funzionale alla conciliazione della professione con il lavoro di cura, “che, per circa il 70%, è svolto ancora dalle donne”, spiega la giornalista del Corriere della Sera autrice del libro “Donne e lavoro”. Sono necessari cambiamenti organizzativi nelle aziende, ma “è tutto da vedere che la ‘settimana corta’ sia la svolta. Magari per molte dipendenti è meglio finire prima tutti i giorni”. Importante però per rendere conveniente la misura anche il supporto istituzionale, con proposte come la riduzione del premio Inail, il miglioramento dei servizi di assistenza agli anziani e gli asili nido
L’utilizzo degli accumulatori di corrente continua, chiamati anche “batterie” è sempre più frequente. Automobili, gruppi di continuità, fotovoltaico, nautica, auto per disabili o macchine per la pulizia industriale, tanto per citare alcuni impieghi più conosciuti.
Così la società H2 S...
Il “re della carta” trevigiano sembra alle strette. Le difficoltà del gruppo Pro-Gest erano evidenti già negli scorsi anni, ma oggi sembrano più profonde che mai. Entro la fine del 2024 il rimborso un bond da 250 milioni. Intanto i 38 mln di oneri finanziari portano la società in perdita (-20,4 mln). Moody’s ha modificato l’outlook a “negativo”. Cedere asset per avere liquidità sembra una strada poco percorribile. E stavolta le operazioni di 'cosmesi comunicativa' non basteranno
Tassi alti che fanno lievitare gli oneri finanziari delle imprese più indebitate. Così la leva, utile strumento quando il costo del denaro era pari a zero, oggi provoca la corrosione degli utili. In un periodo, peraltro, in cui la capacità di spesa dei consumatori si contrae. Qualcuno salterà, e inevitabilmente chi è più solido finanziariamente consoliderà la sua posizione, aggregando le imprese in difficoltà. Si apre la strada anche ai fondi per generare liquidità. I casi di Igd, Fincantieri e Geox citati da Affari&Finanza per il rischioso rapporto debito-mol
Dal palco dell'Auditorium in Piazza Libertà a Bergamo, dove lo scorso lunedì sono state premiate le 1.000 imprese best performer della provincia, l’ad di Fecs Partecipazioni Olivo Foglieni spiega come l’aumento degli oneri finanziari si stia facendo sentire sui conti del gruppo attivo nel riciclo e trasformazione dell’alluminio. “Quest’anno ci lasceremo giù qualche milione”. Un problema che preoccupa anche per il 2024: “Dobbiamo capire come abbassare gli oneri. Non escludiamo di aprire il capitale a fondi industriali per sostenere i progetti che abbiamo in programma”
Abbiamo girato le 15 province e regioni più industrializzate d'Italia per conoscere le imprese più performanti. Inflazione galoppante e tassi saliti all'improvviso cambiano le carte in tavola, ma non piegheranno la maggior parte di loro. Rischia, però, chi si è eccessivamente indebitato. Ecco perché la lezione da imparare è che la leva va sempre ponderata, e che con solidità patrimoniale e cassa si può investire (e quindi crescere) anche in periodi difficili
Il risparmio energetico è oggi all’attenzione di tutti, degli utenti ma anche dei costruttori dei dispositivi più svariati. Si pensi ad esempio agli scaldabagni: la loro funzione è quella di riscaldare acqua e non quella di riscaldare l’ambiente dove sono installati. Così si tende a limitare...
Sarà di nuovo un Natale amaro per l’industria dolciaria della provincia di Verona. Il mercato è cambiato, i consumatori prediligono sempre più i prodotti artigianali e le famose pubblicità su pandori e panettoni sembrano non sfondare più. Basta guardare alle vicende e ai numeri di queste imprese. Paluani è ormai fra le fila di Sperlari (e quindi della tedesca Katjes International) ma il rilancio non lo vede ancora (perdeva 1,6 mln lo scorso anno). Melegatti in tre anni ha accumulato perdite per 18 mln. Bauli performa decisamente meglio, ma su 615 mln di ricavi l’utile è di soli 4 mln. È forse l'intero modello a doversi ripensare
I produttori nostrani da anni stanno lavorando per destagionalizzare il panettone. Molte aziende decidono di puntare sull’export, dove viene consumato tutto l’anno. Come la vicentina Loison Pasticceri dal 1938 (ricavi a 13,2 mln, +9% nel ‘22) che grazie alla “visione esterofila” i panettoni d’estate li fa da vent’anni portandoli in 70 paesi nel mondo (circa il 65% del fatturato). O la milanese Panettoni Vergani, che su un fatturato da 15,4 mln nel ‘22 (+31%), sta puntando molto sull’estero (+70% nel ‘21), oggi il 25% dei loro ricavi. Ma in Italia? Dario Loison: “Gli amanti del ‘panettone tutto l’anno’ ci sono sempre stati anche qui. Ma grazie è all’agilità del canale online che tante piccole pasticcerie hanno potuto soddisfare queste nicchie di consumatori, innovando un mercato che nel Belpaese era bloccato da anni”
Il mercato italiano non vedrà una contrazione ma nemmeno un’espansione. I prezzi per Fraccaro, presidente della Pasticceria Fraccaro, “resteranno gli stessi dell’anno scorso (quando per loro avevano segnato un +30%) perché il costo di zucchero e uova continuano ad aumentare”. Intanto l’artigianale va più dell’industriale, e si guarda a nuovi mercati dove “una volta aperta la strada coi prodotti standard, i clienti iniziano a chiedere l’alto di gamma”
La Pasticceria Giotto di Padova, celebre per il suo panettone, non solo eccelle nella gastronomia, ma rappresenta un progetto sociale innovativo. Dal 2005 oltre 200 detenuti del carcere Due Palazzi hanno avuto la possibilità di intraprendere un percorso formativo professionalizzante in un laboratorio dolciario. Il presidente di Work Crossing, la cooperativa che si occupa di gestire l’attività dei detenuti-pasticceri, Marchetto: “I detenuti percependo una retribuzione regolare capiscono di poter aiutare le famiglie invece di essere un peso. Ed è un’opportunità di riscatto, attraverso la disciplina, la pazienza e l’attenzione ai dettagli richiesti dalla pasticceria di alto livello si scoprono in grado di fare un prodotto buonissimo e riconosciuto per la qualità”
L'esperienza imprenditoriale di un sindaco può essere vantaggiosa solo se i ruoli sono chiaramente definiti. A sostenerlo è il politologo Paolo Feltrin: "La gestione politica e amministrativa richiede una separazione e il declino dei city manager potrebbe complicare questa dinamica, sovraccaricando il sindaco". Le figure di amministratori provenienti dalle imprese "non sono molte attualmente" ed è necessario per loro accettare la "diversità strutturale nella gestione delle azioni e dei soldi rispetto alle aziende"
In quattro grandi città del Nord Italia governano da diversi anni amministratori con un passato nel mondo imprenditoriale. A Milano Beppe Sala, a Padova Sergio Giordani, a Venezia Luigi Brugnaro e a Bergamo Giorgio Gori, tutti al secondo mandato. Possedere una cultura manageriale per un sindaco, spiega Elisa Serafini, già assessore al Comune di Genova, “è un valore aggiunto. Dovrebbe essere anzi un requisito per chi ricopre una carica pubblica l’aver avuto esperienze lavorative perché sindaci e assessori fanno un lavoro complesso tanto quanto gli ad in azienda”. A frenare gli imprenditori – cercati dalla politica anche “perché capaci di finanziarsi la campagna elettorale” – sono invece “i rischi di ritorsioni giudiziarie”
Pubblicato da Post Editori, il libro ripercorre l'esperienza amministrativa di Lorenzo Bosetti che da manager della Marzotto ha scelto di mettersi al servizio della propria comunità come primo cittadino di Valdagno in un periodo di rilancio della città tra il 1995 e il 2004. Una figura dunque apprezzata per le doti messe a disposizione tanto nel pubblico quanto nel privato. La presentazione del libro si terrà lunedì 27 novembre alle 20.30 a Palazzo Festari di Valdagno alla presenza di Sergio Dalla Via, Giorgio Gori e Franca Porto
I “sindaci imprenditori”, ovviamente, vanno giudicati per il loro operato. L’aver gestito un’impresa non è certo una garanzia da sola. Nel caso della città di Venezia, negli anni sono diminuiti i cittadini, non è migliorata la sicurezza a Mestre, e si sono accumulati scandali (almeno presunti) sulle molte attività di Burgnaro. Mentre il dato di fatturato di Umana, la società fondata dal sindaco, passano dai 441 mln del 2015 ai 985 mln del 2022
Nel libro "Il sindaco manager. Lorenzo Bosetti, dalla guida di Marzotto al Comune di Valdagno" (Post Editori), Giorgio Gori ispirato dalla storia di Bosetti ha l'occasione di tracciare il suo personale bilancio dei suoi anni prima nel privato, con Mediaset e Magnolia, e poi nel pubblico, da sindaco di Bergamo. Lo fa in un'ampia introduzione, evidenziando similitudini e contrasti fra i due mestieri. Ne pubblichiamo un estratto
In un periodo sfidante per il settore manifatturiero, torna la nona edizione di Open Factory, il più importante opening industriale che permetterà ai partecipanti di visitare e prendere parte a laboratori e workshop in diverse aziende italiane d’eccellenza. In provincia di Parma apriranno le loro porte due realtà storiche della manifestazione come Davines e Negroni
L’azienda, con sede in provincia di Padova, si distingue nel panorama energetico europeo con la produzione di conduttori in rame e alluminio, supportando la transizione energetica e la mobilità sostenibile. La società sta espandendo oggi la capacità produttiva con l'obiettivo di raggiungere 500 dipendenti. Il presidente, Luca Mora: "Open Factory può coinvolgere studenti e giovani, noi cerchiamo persone che abbiano passione magari da assumere". Intanto va avanti la collaborazione con l'Università di Padova per progetti di ricerca avanzata
Quante volte i chirurghi o gli operatori sanitari che indossano mascherine per proteggere le proprie vie aeree da agenti patogeni, hanno dovuto ripulire i loro occhiali perché le stesse mascherine provocano appannamento! Infatti queste mascherine, anche se abbastanza aderenti al naso e alla bocca d...
A parlare è Daniela, board member dell’azienda bolzanina di famiglia che il prossimo weekend aprirà le porte della propria sede di Castelli Calepio (BG). “Quello edilizio è un comparto visto ancora come molto tradizionale. Ma vi faremo scoprire quanta innovazione c’è dietro”. Un concetto che passa, e si fa pratica, attraverso l’attenzione alla sostenibilità nei cantieri anche tramite l’applicazione di processi snelli e, soprattutto, attraverso l’alta digitalizzazione
La società storica torinese, che da più di cent’anni è leader italiana della produzione di strumenti per la scrittura, durante l’evento Open Factory permetterà ai partecipanti di osservare da vicino le varie fasi di lavorazione di una penna stilografica. Aurora approfitterà dell’occasione per raccontare la propria storia e colmare le curiosità degli ospiti sulla produzione 100% manuale e Made in Italy. “Regina”, “Hastil” e "Thesi”, questi sono solo alcuni dei più conosciuti modelli di penne dell'azienda: la prima ha compiuto da poco i suoi primi 100 anni, mentre le ultime sono esposte al Moma di New York e rappresentano la creatività e il design italiano nel mondo
Tra le 30 aziende presenti, la nona edizione di Open Factory prevede anche un percorso alla scoperta di 13 realtà artigianali tra il vicentino e il trevigiano. Marco Troncon (CNA Veneto Ovest): “La mortalità delle imprese non è così alta come sembra perché alcune compiono il salto nella piccola industria e perché quando cambia il titolare muore la precedente partita iva e l’impresa rinasce con una nuova”. Su questo tema, “oggi il passaggio generazionale si risolve anche con aggregazioni tra più aziende”. La digitalizzazione è “un’opportunità da sfruttare vista la carenza di manodopera. Chi lo fa, sta avendo successo”
Il percorso iniziato con la Capitale della Cultura 2023 e l’assemblea delle due Confindustrie, a confronto con il “Modello Emilia” è stato al centro di un incontro al Città Impresa. “Il 2023 ha permesso di abbattere molte barriere”, assicura Giovanna Ricuperati. L’obiettivo è “definire le valley e le filiere dei nostri territori perché siamo una potenza manifatturiera europea”. Pasini: “Abbiamo rotto il ghiaccio, ora serve dare seguito”. E spunta l'ipotesi di una Fondazione comune
Si chiude al Kilometro Rosso il Festival dei Territori Industriali dopo un'intensa tre giorni. Per aprire la domenica Fiorenza Lipparini, Salvatore Majorana e Stefano Soliano affrontano il tema dei parchi dell'innovazione come cerniere tra imprese, università e centri di ricerca e come pilastri per lo sviluppo economico. A seguire, il Città Impresa terminerà con una riflessione sull'industria automobilistica italiana con l'intervento di Alberto Bombassei e il dibattito tra il presidente di Anfia Roberto Vavassori, Enrico Carraro, Francesco Buzzella e Luca Rossi
Il benessere dei dipendenti è cruciale per la produttività e il successo aziendale. Ciò comprende il design degli spazi, la sostenibilità, l'uso di tecnologie avanzate, la promozione della salute e il focus sull'efficienza operativa. In un contesto di fenomeni globali come la Great Resignation, preservare la felicità dei dipendenti è fondamentale per la continuità aziendale. Il Ceo di Equinix sottolinea l'importanza di una cultura aziendale sana e collaborativa. Creare una cultura aziendale centrata sul benessere contribuisce a un'employee experience positiva, influenzando l'engagement, la retention dei talenti e i tassi di turnover
Per il 2030 saremo circa 58 mln e andranno in pensione 4 mln di lavoratori, provocando, secondo le previsioni di Prometeia, un ammanco di 700mila persone sul mercato del lavoro. Questo lo scenario descritto nel corso dell’appuntamento “Emergenza natalità: l’immigrazione che serve e i bonus delle imprese”. Una sfida a cui devono rispondere le istituzioni, con una politica adeguata per gestire l’immigrazione e favorire la genitorialità. Ma anche le aziende. Geremia (San Marco Group): “In azienda tratteniamo il capitale umano con un bonus genitori da 6000 euro e stagisti che affiancano le neo-mamme”
A ospitare la cerimonia di assegnazione della terza edizione del Premio Letteratura d’Impresa, promosso da ItalyPost e dall'Economia del Corriere della Sera, è stata la Camera del Commercio di Bergamo. La Giuria dei lettori ha premiato il libro di Alessandra Selmi con 60 voti. Secondo con 39 preferenze Paolo Bricco, seguono Gian Arturo Ferrari con 33 punti, Francesco Casolo con 25 e Severino Salvemini con 22
Durante la kermesse ci sarà un ciclo di incontri, sotto il titolo di “Fattore D”, per discutere di impresa e occupazione femminile, dunque della necessità di cambiamenti strutturali per affrontare le disuguaglianze che affliggono il mercato del lavoro del nostro Paese. Dalla presentazione del libro "Legami e Legature", in cui si racconta la storia di Srithi, lavoratrice instancabile immigrata dal Bangladesh che riuscirà a fondare la sua azienda, a eventi come “Carriera: davvero le donne sono tagliate per il potere?”, e “Le imprese sono disposte a cambiare organizzazione per avere le donne a bordo?”. Fino a “Donne e lavoro. La rivoluzione in sei mosse”, in cui la giornalista Rita Querzè, si confronterà con la già ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti e il già ministro del lavoro e delle politiche sociali Tiziano Treu
Ripercorrere le evoluzioni in corso e tracciare le direttrici future di sviluppo dei territori industriali: a questo compito sono chiamati gli imprenditori che parteciperanno al Festival in scena a Bergamo tra meno di una settimana. Tra questi anche Nocivelli di Epta, Chiesi di Chiesi Farmaceutici, Pasini di Feralpi, Brasso di Teoresi e Ferraris di Fine Foods. A scandire la loro partecipazione una serie di sezioni tematiche che punterà i riflettori sulle varie sfide che il nostro tessuto industriale dovrà affrontare
Il segreto dello sviluppo dell’Emilia (testimoniato da più elementi) sta nello spirito di comunità. Tradotto, nella capacità di fare sistema sul territorio. Per Bergamo e Brescia, dopo l’anno da Capitale della cultura e in vista dell’assemblea congiunta delle Confindustrie, il momento è propizio per provare a fare il salto e replicare il modello. Ma serve avviare un processo che superi gli individualismi, con proposte comuni e una “unione” formale. Se pensare a fusioni sarebbe prematuro, uno strumento intermedio per elaborare politiche comuni potrebbe essere una Fondazione
Alle imprese per svilupparsi servono territori competitivi. È attorno a questo grande tema che si svilupperà l’edizione bergamasca del festival promosso da ItalyPost e da L’Economia del Corriere. Dal 10 al 12 novembre in città arriveranno oltre 200 relatori per dare vita a 60 incontri. Tra i big il ministro Pichetto Fratin, poi Rutelli, Renzi, Tremonti, Cottarelli, Bentivogli, Treu, Bonetti, Fornero, Giannino. E imprenditori come Bombassei, Chiesi, Marchesini, Pasini, Pontremoli, Carraro, Buzzella e Sassi
Durante la kermesse fari puntati anche su intelligenza artificiale e innovazione, declinata su più fronti. Emmanuel Becker discuterà dei data center, pilastri della digitalizzazione, mentre Walter Ruffinoni offrirà una prospettiva originale sulla leadership aziendale. Saranno affrontati temi che vanno dalla complessità delle reti all'interazione tra macchine e esseri umani
ItalyPost e Quaeris hanno interrogato le imprese Best Performer sulle loro prospettive per l'anno prossimo, ormai vicino. Nel 2024 la maggioranza degli intervistati prevede stabilità (43,7%) o una crescita (37,2%) rispetto all'anno corrente. In generale, le imprese ritengono di crescere più dei mercati di riferimento per il quale prevedono stabilità (53%), contenuta crescita (18%) o sensibile decrescita (29%). Il 90% prevede di svilupparsi con una crescita organica, solo il 10% intende fare acquisizioni
Analizzando i dati delle 1.000 imprese Best Performer delle province emiliane, in termini di fatturato il primato va a Bologna con 53 mld, seguita dai 43,7 mld di Modena e dai 33,6 mld di Reggio Emilia. La provincia felsinea (con un Ebitda di 7,7 mld) fa segnare anche l’Ebitda margin più elevato (14,66%). Guardando alla pfn, invece, è Reggio Emilia a registrare l’indebitamento più basso con 758 mln; più alti i dati di Bologna (2,4 mld) e Modena (2,0 mld), influenzati dai 1,2 mld di debiti rispettivamente di Gruppo I.M.A. (macchine per il packaging) e del gruppo alimentare Cremonini
Tornano in scena le imprese "Best performer" selezionate dal Centro studi ItalyPost sulla base di stringenti criteri di bilancio. Quest’anno la ricerca si estende a 10 province e 5 regioni tra le più industrializzate d’Italia. Sono imprese che vanno dai grandi gruppi (purché abbiano chiuso in utile e rispettino i parametri) alle piccole realtà. Per tutte il must è crescere, per continuare a produrre valore per sé e per il territorio circostante. Qui tutte le tappe del tour di premiazione delle imprese e il link per acquistare le ricerche
Guardando ai dati delle 1.000 imprese Best performer delle province lombarde, Bergamo, che pure riporta il fatturato più basso (48 mld, guidata dai 3,6 mld di Brembo), registra l’Ebitda margin più alto (13,06%). È inoltre la meno indebitata, seguita a stretto giro da Monza-Brianza: entrambe hanno una Pfn pari a circa un terzo dei 2,5 mld di Brescia. Il settore trainante è il metalmeccanico, ma a Monza-Brianza la situazione è più diversificata
Dall'analisi dei bilanci delle 1.000 migliori imprese delle province venete, se Verona registra il fatturato più alto grazie a imprese come Eurospin, Lidl e Calzedonia, Treviso segna il più basso con 35,6 mld. A livello di Ebitda margin, però, le imprese veronesi sono in fondo con un 10,2%. La pfn invece mostra che la provincia meno indebitata è Padova con 416 mln, mentre Verona segna 2,4 mld. Il dato padovano è influenzato dai 372 mln di cassa di Alì Group, tra i leader mondiali nel mercato delle apparecchiature per la ristorazione
L’azienda riminese produce macchinari per la lavorazione del legno e di altri materiali e componentistica per le proprie macchine, oltre che per terzi e per l’industria meccanica. “L’integrazione verticale è fondamentale in un settore di nicchia come il nostro”, spiega il presidente Andrea Aureli. A livello orizzontale, “la strategia è di acquisire i distributori nel mondo e crescere nei servizi”. Dopo gli 846 mln di fatturato del ’22, il forecast per il ’23 è a 900 mln, ma il “sogno è il miliardo. Mentre il ’23 si chiuderà ancora bene, l’anno prossimo sarà critico, ma con la nostra diversificazione geografica dovremmo reggere il colpo”
Dopo l’accentuata inflazione del ’22, il mercato nel ’23 mostra segnali di stabilizzazione e, secondo Giovanni Arena, presidente del Gruppo VéGé e ceo del Gruppo Arena, “ci sono concrete aspettative di buoni risultati”. Tra i trend in atto, lo spostamento dei consumatori dai prodotti dell’industria di marca – “che non ha tempestivamente riadeguato i listini alla discesa dell’inflazione” – alla marca del distributore e il progressivo aumento di quote di mercato dei discount. “Se nel 2024 l’inflazione scenderà ancora ma non riprenderanno i volumi, avremo fatto due volte autogol”
Il gruppo leader nella refrigerazione commerciale ha registrato un tasso composto di crescita annuale del 7,39% nel periodo 2015-2021 e, nel 2022, un fatturato salito a 1,33 mld, +13,3%. Un successo che, secondo il presidente Nocivelli è frutto “dell’apertura a soluzioni che possano generare valore, anche attraverso la crescita inorganica. Abbiamo compiuto 18 acquisizioni dal 2004, otto in quattro anni. Per la fine del 2023 i ricavi aumenteranno 1,5 mld, ma ora puntiamo ai 2 in un futuro non poi così lontano”. A settembre è stata annunciata quella di Heifo, azienda con sede in Germania, e una joint venture con la tedesca Viessmann Refrigeration Solutions
Cresciuta attraverso una strategia di allargamento della capacità produttiva e della gamma di prodotti, l’azienda modenese dipende dalla holding Dreamfood, a sua volta controllata dalla holding Acta. Nel primo semestre ’23 il gruppo ha già raggiunto i 180 mln di fatturato (205,4 mln nell’intero ’22). L’amministratore di Acta Antonio Montanini: “In Italia abbiamo il 50% del mercato, ora puntiamo a consolidarci in Europa con il nostro brand, ma l’obiettivo vero è diventare i numeri uno nel mercato americano”. E ad eventuali partnership dagli Stati Uniti, Montanini non chiude la porta: “Ci sono già dei flirt”
L’azienda di Crocetta del Montello (Treviso), gestita da tre generazioni dalla famiglia Moretti Polegato, si estende su oltre 200 ettari di vigneti, a cui si aggiungono altri 2000 ettari controllati in Veneto e in Friuli. Con grande attenzione alla biodiversità e all’innovazione, la cantina è cresciuta nel corso degli anni raggiungendo un fatturato di 145,3 mln nel 2022, il 65% circa proveniente dalle esportazioni, contro i 121,3 mln del 2021 e un Ebitda lievemente calato a 11,6 mln (8,04%). Il presidente Moretti Polegato "Quantitativamente il prosecco ha raggiunto il suo massimo di produzione, ora dobbiamo valorizzare i nostri prodotti, siamo ancora lontani dai prezzi medi praticati dai francesi sui loro vini”
Diversi i fattori che incidono sull’andamento del settore dei salumi e delle carni suine, a cominciare dalla “scarsa disponibilità di carne in Italia e in Europa”, spiega Alvaro Zavaglia (in foto con i figli), presidente della storica azienda ravennate. Sul calo della domanda pesa la congiuntura economica generale e “il blocco alle importazioni dall’Italia operata principalmente nell’area asiatica a causa dell’epidemia di Peste Suina Africana”, aggiunge. E nonostante l’elevato costo della materia prima, “il prezzo finale dei prodotti è stato rivisto con molta cautela”
Il cibo e vino Made in Italy nell’anno in corso tiene la posizione. Le aziende “Top” del settore, selezionate da ItalyPost e L’Economia del Corriere, parlano di una timida crescita del fatturato con, in qualche caso, di una marginalità in leggera contrazione. Un buon risultato a fronte del calo dei consumi che è arrivato a investire anche questo comparto. Le aziende vinicole puntano a valorizzare il loro prodotto per crescere, lo dicono Villa Sandi, Bottega e Lunelli. Mulino Caputo aumenta la capacità produttiva, mentre Italpizza nel '23 registra un balzo di fatturato
Nei primi 6 mesi il settore calzaturiero è cresciuto in valore (fatturato a +7,4% e export a +10,2%), ma ha sofferto in volume (produzione a -5,7% e export a -6,8%). Pressoché allineato l’andamento delle scarpe outdoor, in crescita pur rallentata nel periodo. Bolzonello, ad di Scarpa: “Oltre alla domanda in calo, registriamo difficoltà nello smaltimento degli stock nei punti vendita per gli scarponi da sci alpinismo e i prodotti di fascia medio-bassa. Reggono le scarpe da trail running e arrampicata, ma è evidente la frenata dei consumi dovuta all’inflazione”. In calo tutti i mercati, non quelli asiatici, “ma a livelli non preoccupanti. Si prevede una ripresa dalla seconda metà del ‘24”
Fondata nel 1980 da Giuseppe Angiolini, la boutique del lusso multimarca è diventata un punto di riferimento nel mondo della moda per i suoi negozi fisici e dal 2016 è partita anche con l’online. Nel 2022, nonostante le sfide, il fatturato si è mantenuto a 70,7 mln, anche se l’Ebitda è sceso a 6,4 mln. Intervistato da Caterina Della Torre e Fabio Sottocornola, nel corso della kermesse sulle pmi del settore moda, l’ad spiega: “Rispetto agli anni del Covid il web sta un po’ soffrendo, la clientela è sempre più attenta a spendere. La mia strategia? Riequilibrare i prezzi dei listini con nuovi brand. Così si rende anche più unica l’esperienza di un multimarca, che vende in fin dei conti la sua identità”
Un calo dei consumi, sul fronte dell’abbigliamento e più in generale della moda, nel 2023 c’è. Però ne risente meno, inevitabilmente, chi lavora nella fascia alta del comparto, o nelle piccole nicchie. Fra le imprese Top del settore secondo l'indagine ItalyPost e L'Economia del Corriere, lo confermano l'ad di Sugar e di Scarpa. Per MF 1 e Mabina Gioielli dati in linea con il 2022. Intanto sempre più aziende entrano nell'orbita di grandi gruppi stranieri
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