Beltramino: “Il concetto di regionalizzazione verrà applicato a province e comuni”. Federici (Rittal): “Realizziamo anche data center outdoor, in container e micro-strutture per contesti rurali o settori con necessità di mobilità come cantieri e zone militari”. Di Maria (VSix): “L’evoluzione del 5G favorirà la diffusione di strutture più piccole e distribuite”. E a Brescia Intred progetta un data center su quattro sedi
Sono 156 in Italia le strutture che custodiscono i dati digitali utilizzati su larga scala da imprese e cittadini. Di Maria (Vsix): “Traffico dati agevolato anche dalle piattaforme di Internet Exchange”. Beltramino (Ida): “Le aziende cercano zone industriali e brownfield con buona connettività. L’elettricità c’è ma viene distribuita male”. Ballestriero (Intred): “Grande impulso dall’AI legata ad automotive, manifattura e sanità, ma la spinta arriva anche da cloud, digitalizzazione, e-commerce, streaming e smart city”
La fotografia scattata dall’Osservatorio del Politecnico di Milano conferma che il mercato italiano dei data center è in forte crescita. Il capoluogo lombardo supera Madrid e Varsavia e insegue i Paesi “Flapd”. In Italia attese 83 nuove strutture da 15 mld. Antozzi (ricercatore Polimi): “I data center erano un oggetto misterioso, ora le istituzioni hanno capito il loro potenziale e sono più attente. Essenziale ridurre il costo dell’energia”
Big tech e provider di data center tendono a insediare le strutture più grandi a Milano e Roma. Federici (Rittal): “Progetti sviluppati fuori dalle zone residenziali che coinvolgono imprese con competenze diverse”. Beltramino (Ida): “Settimo Milanese modello di rigenerazione urbana. L’espansione proseguirà fino al 2032”. Ballestriero (Intred): “La concentrazione in un solo luogo è una criticità, meglio avere anche un disaster recovery”
Fabio Lorenzo Sattin, presidente di Private Equity Partners e docente di Private Equity e Venture Capital alla Bocconi, descrive il search fund come “un’opportunità per creare nuovi imprenditori e partecipare al loro percorso di crescita. Ciò che conta è l’attitudine imprenditoriale e l’empatia con il venditore. Ora bisogna costruire un ecosistema strutturato, replicando i modelli esistenti. Molte operazioni saranno regionalizzate”
Partito dagli Usa negli anni ’80, questo modello alternativo al passaggio generazionale e alle startup è in crescita anche in Europa e in Italia. L’operazione prevede quattro fasi: raccolta fondi, ricerca e acquisizione di un’azienda in cerca di continuità, gestione operativa, cessione. Il primo corso post laurea sul tema partirà in primavera al Politecnico di Milano. Peroncini (Eureka! Venture Sgr): “È una scelta di vita, servono doti di leadership e coaching”
Andrea Tudini, co-fondatore di un search fund che nel 2023 ha acquisito una società milanese di economia circolare, racconta i retroscena della ricerca che lo ha portato a lasciare l’attività di consulenza per diventare imprenditore: “Abbiamo scritto a duemila aziende e fatto 50 appuntamenti. Nessuno conosceva questa opzione e molti erano scettici. L’imprenditore vende a prezzo di mercato, ma poi si crea un rapporto di mentorship”
Search fund non fa sempre rima con under 40. La conferma arriva da Pietro Paolo Paci, ex consulente di 53 anni che dal ‘23 guida la torinese P&P Italia (allestimenti fieristici). “Prima ho trovato l’azienda target, poi gli investitori. Senza questo strumento, diventare imprenditore sarebbe stato più complesso. Il punto cruciale è far capire al venditore che vuoi proseguire la storia aziendale. Il motore non è il guadagno, ma l’amore per la sfida”
In controtendenza rispetto al calo del settore infanzia, l'editoria per bambini e ragazzi registra una crescita del 2,1% nel 2023, con un fatturato di 291,6 milioni di euro. Il settore mostra resilienza anche grazie a un'aumentata sensibilità alla lettura da parte delle famiglie e all'innovazione continua dei contenuti. Attenzione però all’eccessivo import di titoli e alle abitudini (in continuo cambiamento) dei più piccoli
Nel ‘24, il settore abbigliamento junior italiano ha registrato un calo del fatturato (di 3,1 mld) del 4,4%. Per la presidente della sezione bambino di Confindustria Moda si tratta di una crisi “congiunturale e strutturale”. Il calo della natalità preoccupa, ma non è l’unica causa della contrazione, tra cambiamenti nei consumi e tensioni geopolitiche che cambiano i mercati. Le aziende rispondono puntando su internazionalizzazione e diversificazione
Alessandra Minello, demografa e ricercatrice dell’Università di Padova, descrive il fenomeno del calo delle nascite nel nostro paese (e non solo). Nel ‘23, in Italia sono nati solo 379.890 bambini e per il ‘24 si prevede un ulteriore declino. Le cause? “Un bacino sempre più ristretto di potenziali madri, ritardi nella genitorialità e cambiamenti socio-culturali profondi”. Le politiche di sostegno alla natalità risultano “poco efficaci”, e anche l’apporto degli stranieri sembra non essere più in grado di controbilanciare il fenomeno
Il crollo delle nascite colpisce il settore dei prodotti per l'infanzia. Dal fallimento di Brevi Milano alla crisi di Peg Perego e alle difficoltà di Artsana (con marchi come Chicco e Toys), il problema è strutturale. Nel ‘24 ulteriori cali del fatturato per abbigliamento under 14 e giocattoli. Saracino (Marbel): “Dai genitori più attenzione alla qualità. Cutrino (Assogiocattoli): “Le aziende sopravvivono grazie ai prodotti per adulti e pet”. Casazza (Fila): “Più articoli per tutte le esigenze, dai bambini all’artista”
Per Matteo Casella, dg della veronese Fomet, la fiammata dei prezzi deriva dalla crisi industriale e sta facendo accelerare “una conversione che era già in atto e che favorisce la circolarità, perché rende un'alternativa più appetibile i fertilizzanti organici”. Bonvicini (Confagricoltura ER): “La strada giusta è la valorizzazione dei reflui zootecnici, ma non tutti possono percorrerla. Le imprese cercano di ottimizzare gli acquisti o li rimandano per strappare prezzi migliori”
Non solo gas e petrolio. In aumento anche inerti e calcestruzzo, burro, cacao e caffè. Ferro con andamenti altalenanti. Stabili cotone e lana per la crisi del tessile, mentre in calo il lino che era cresciuto molto negli anni precedenti. Nessi (Eternoo): "Il segreto è ottimizzare la rotazione del magazzino". Gerotto (Ance): "Imprese in difficoltà a formulare offerte non potendo precedere l'andamento delle quotazioni". Brazzale: "Sul latte i consumatori pagano l'ostracismo regolamentare dell'Ue"
La responsabile marketing della storica torrefazione trevigiana descrive un quadro preoccupante: “Tutti i costi sono aumentati, la situazione è molto difficile. Come durante il Covid bisogna ripensare le strategie, noi cerchiamo di crescere guardando oltreconfine. Il calo della marginalità è stato drastico anche perché le imprese hanno accettato di assorbire i rincari, ma non sempre il consumatore lo sa: produttori e baristi devono informare meglio”
A notare il fenomeno del “downgrade” nell’industria orafa e argentiera è Paolo Bettinardi, ad della vicentina Better Silver: “Il design è lo stesso, ma il materiale utilizzato ha un valore inferiore. Nel 2024 l’argento è cresciuto del 30% e nel medio termine ci aspettiamo un altro rialzo simile. Alcune aziende hanno assorbito gli aumenti, ma prima o poi dovranno scaricarli anche loro. I rincari non hanno penalizzato le vendite in Medio Oriente”
Per Bruna Zolin, docente di International Trade of Commodities a Venezia, “l’oro è cresciuto per effetto di tassi bassi e tensioni geopolitiche. Importante monitorare l’aumento dell’offerta energetica nei Paesi Opec+ e la contrazione industriale nell’Ue. Pechino ha sfruttato le rinunce degli Usa e dell’Ue per avanzare su terre rare e automotive. L’estrazione di petrolio negli Usa ridurrà i prezzi, ma questo effetto verrà compensato dai dazi”
Per Valentino Santoni (laboratorio Percorsi di Secondo Welfare) la settimana corta rischia di amplificare la frammentazione del tessuto produttivo italiano: “Le grandi organizzazioni hanno le risorse per adottarla, le Pmi fanno più fatica e in alcuni settori produttivi non può essere applicata. Giusto sperimentare, ma poi bisogna comunicare i risultati in maniera adeguata”. Comotti (Cgil Lombardia): “Le aziende hanno saputo rispondere all’emergenza ma non alle nuove richieste dei giovani”
Nel post Covid erano in molti a guardare con interesse alla possibilità di ridurre l’orario di lavoro a parità di stipendio. La sperimentazione però è rimasta limitata a un gruppo ristretto di grandi aziende e poi è arrivata la crisi, che ha fatto esplodere la cassa integrazione. Nel terzo trimestre ‘24 la settimana si è accorciata proprio per effetto della cig, che nell’industria ha “eroso” 0,88 delle 40 ore lavorative. Spolverato (WI Legal): “Tema che nasceva con presupposti diversi, oggi è praticamente sepolto”
Accanto ai quattro “colossi” Intesa Sanpaolo, Essilor Luxottica, Lavazza e Lamborghini ci sono anche altre aziende che hanno introdotto la settimana corta, sia nella manifattura (Ima, Pelliconi, Tria e Toyota) che nei servizi. La prima (nel 2020) è stata Carter & Benson: “Chi vuole regolamentarla e usarla per aumentare la produttività, sbaglia – spiega il Ceo Griffini – L’obiettivo è far lavorare meglio le persone per migliorare le performance. Chi non si è adeguato, è stato allontanato”
Per l’ex segretario della Fim Cisl, co-fondatore della rete Base Italia, la settimana corta è “una scelta che comporta investimenti significativi in tecnologie, organizzazione e competenze”, ma anche “una soluzione ineludibile, che renderà il lavoro industriale più attraente e meglio retribuito. Non si può dire che farà aumentare la produttività, ma di sicuro i Paesi con orari lunghi e salari bassi producono di meno”
Secondo il responsabile HR di Carel, multinazionale padovana specializzata in impianti di controllo per climatizzazione e refrigerazione, le prime sperimentazioni avviate in Italia rappresentano “un fenomeno non completamente reale, basato su ferie e permessi già in possesso dei dipendenti ed enfatizzato per attirare più talenti, ma diverso da come viene presentato. Ridurre l’orario senza poter assumere nuovo personale è come darsi la zappa sui piedi. La vera soluzione è aumentare la flessibilità lavorativa”
Alberto Lancellotti e Mirco De Vincenzi, analisti del centro di studio per il mercato lattiero-caseario Clal: “L’export globale cresce dal 1994. Un recente aumento delle spedizioni oltreoceano è realtà, ma per il 2025 prevediamo cali limitati anche in caso di dazi, dato che si tratta di prodotti premium”. E in ogni caso “si troverà la strada per diversificare e recuperare mercato, come nel 2020”
L'Italia domina l'export caseario negli Stati Uniti con 19.800 tonnellate nel primo semestre 2024 (+30% sul 2023). Il Financial Times: “I produttori di formaggio italiani accumulano scorte negli Stati Uniti per paura dei dazi di Trump”. Fra il ‘19 e il ‘20, quando i sovrapprezzi c’erano già, il settore aveva lasciato a terra 65 mln
Per l'industria casearia italiana, che ha esportato 93.000 tonnellate per 844 milioni di euro nel primo semestre 2024, delle alternative al mercato Usa si sviluppano. In Cina preoccupa l’incognita dei contro-dazi. Negli Emirati, aumenta la domanda per le eccellenze made in Italy. L'accordo del Mercosur tutela 9 formaggi Dop, aprendo il mercato sudamericano
I formaggi made in Italy brillano nei primi sei mesi 2024 con una crescita delle esportazioni del 14% in volume e 11% in valore nel primo semestre. Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Pecorino Romano guidano l'export. Sorprendono i freschi: Mozzarella di Bufala DOP supera il 40% di crescita rispetto al 2023, mentre burrata e stracciatella registrano aumenti fino al 30%
Nessuno dei 145 progetti Pnrr sull’idrogeno è stato completato. Gruppo Pittini ha dimostrato che i forni possono essere alimentati da bruciatori a idrogeno fino al 100%. Semino (Acciaierie Venete): “Stiamo adeguando i nostri bruciatori per renderli pronti all’implementazione”. Zanni (AFV Beltrame Group): “Noi produciamo idrogeno per venderlo all’azienda più vicina”. Bos (Hydrogen Park): “La nostra banca dell’idrogeno garantisce il consumo costante di cui hanno bisogno acciaierie e servizi pubblici”
La Germania è pronta a fare retromarcia, gli Usa puntano sull’idrogeno blu. E anche in Italia cresce lo scetticismo. Semino (Acciaierie Venete): “Il traguardo è più al 2050 che al 2030, e non per tutte le fasi del processo produttivo”. Zanni (AFV Beltrame Group) continua a crederci: “L’idrogeno può crescere come il fotovoltaico nel 2008, ma servono incentivi per sostenere la filiera”. Bos (Hydrogen Park): “La crescita sarà graduale, l’obiettivo realistico è il 10-15% del fabbisogno tra dieci anni”
L’impiego dell’idrogeno nei processi industriali delle aziende energivore riceve una stroncatura senza mezzi termini dal presidente di Federacciai. Che dice: “Oltre ai costi inaccessibili, c’è anche il rischio di sprechi energetici. Il biometano costa meno e dà gli stessi risultati. L’ideologia green ha cercato di forzare il mercato verso tecnologie inesistenti”. E sui progetti in corso: “Senza il Pnrr, nessuno avrebbe interesse a promuovere l’idrogeno. Meglio pensare all’import da Nord Africa, Medio Oriente e Brasile”
In attesa di eventuali sviluppi sull’idrogeno, il mondo industriale valuta (e percorre) anche altre strade. Feralpi lascia aperta la porta all’idrogeno solo in Germania, mentre in Italia ha implementato forni elettrici e fotovoltaico. Zanni (AFV Beltrame Group): “Energia elettrica indispensabile per alcune fasi del processo”. Semino (Acciaierie Venete): “Stiamo valutando il biometano, che non richiede modifiche alle macchine ed è più facilmente reperibile”
Per le imprese la sfida da affrontare è doppia: gestire la crisi e le complessità del momento senza perdere di vista i megatrend del futuro. Emergenza climatica, invecchiamento della popolazione e impatto delle tecnologie sono gli ambiti per i quali serviranno nuovi prodotti e servizi. E gli investimenti vanno fatti ora per evitare di diventare marginali in futuro
Secondo il direttore del centro studi di Unioncamere Emilia Romagna, i lavori del futuro punteranno su benessere, sostenibilità e digitale. “La logica dei distretti è superata, oggi bisogna sviluppare relazioni e creare ecosistemi favorevoli alla realizzazione personale. Le passioni diventeranno professioni, gli ambienti phygital aumenteranno, digitale e AI miglioreranno la vita. L’obiettivo? Unire crescita economica e sviluppo sociale”
I fenomeni estremi dei cambiamenti climatici spingono le aziende a proporre prodotti in linea con l’aumento delle temperature. Dal Prà (Pedrollo): “L’abbassamento delle falde rende indispensabili le pompe sommerse e sommergibili. Oggi le persone sono disposte a spendere di più e cercano il made in Italy”. L’Italia progetta dissalatori più grandi per aumentare l’acqua potabile. E mentre La Sportiva propone sandali da trekking, nelle città spuntano tende vegetali e tapparelle per le finestre dei tetti
La silver economy che cresce sempre più spinge imprese e istituzioni a modificare prodotti e servizi per adattarli a consumatori senior. Menegatti (Università di Padova): “Stiamo sviluppando robot indossabili e morbidi come una calzamaglia per prevenire le cadute”. In Paesi come Singapore o Giappone i robot vengono già impiegati per dare informazioni negli ospedali o per tenere compagnia alle persone sole. Intanto Curci (Amplifon): “Aumenteremo personalizzazione, digitalizzazione e coinvolgimento degli utenti”. E Luxottica lancia gli occhiali con supporto uditivo
Non è solo la moda che a causa della crisi cinese denuncia una situazione forse peggiore di quella del 2008. L'automotive mette ko la Germania e anche la filiera di fornitura italiana registra cali del 30%. Ma è in crisi nera anche la chimica. Trainano solo Ict e industria degli armamenti. Gli industriali, da Guido Barilla a Bonometti, mettono sotto accusa il Green Deal, ma pesa soprattutto la mancanza di una nuova prospettiva industriale e l'incapacità di giocare un ruolo nel nuovo scenario geopolitico
Nel 2024 la produzione di trattori e mietitrebbie mostra una contrazione del 19,5%. La flessione dei fatturati raggiunge il 35%. Turchi (Gruppo Cep): “Non assumiamo più nessuno, abbiamo rinunciato a 15 dipendenti e avviato la cig, ma presto dovremo chiudere qualche unità. Chi può chiude o delocalizza”. Rinaldin (Climmar): “Immatricolazioni quasi dimezzate nel giro di due anni”. Soffrono anche le quotate come Comer e Cnh, che chiudono l’anno con fatturati in picchiata oltre il 20%
Il presidente delle Officine Meccaniche Rezzatesi, ex numero uno di Confindustria Lombardia, parla apertamente di crisi storica: “La situazione sembra senza via d’’uscita, andiamo verso la catastrofe. L’elettrico non è l’unica soluzione, ci sono anche i biocarburanti. Il Piano Mattei apre nuove opportunità in Africa. La vittoria delle destre in Germania sarebbe un’ancora di salvezza. E se i giochi si riaprono, l’Italia può tornare ai vertici del motore endotermico”
Trainata dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente, l’industria militare è uno dei pochi comparti a godere di buona salute. Tra le top 40 mondiali ci sono Leonardo e Fincantieri, ma l’Italia si distingue anche per la stretta collaborazione tra big e Pmi. Bencivelli (Montek): “Ci siamo reinventati nel campo degli ingranaggi per le macchine militari”. Turchi (Cep Europe): “Ci abbiamo pensato anche noi, ma convertire la produzione non è così semplice”
Gli impianti di sorveglianza noti solitamente comprendono almeno una telecamera che è accolta in una custodia protettiva ed un gruppo di movimentazione che supporta la custodia e consente di orientare l’obiettivo della telecamera verso le zone da sorvegliare.
Nella custodia è presente un obl�...
Dai centri commerciali di lusso ai negozi tradizionali, le serrande abbassate sono sempre più numerose. Gli agenti immobiliari della Fiaip: “Il modello casa e bottega è sparito, bisogna ridurre i canoni di locazione”. In Emilia Romagna calano le attività al dettaglio (-5% in tre anni) ed esplode l’e-commerce (66 milioni di pacchi nel 2023). Confesercenti: “Le emozioni si sono spostate sui cellulari, i clienti ci chiedono foto e video. Ma gestire una vetrina sia fisica che virtuale è molto faticoso”
Dal Veneto alla Toscana, il ricorso agli ammortizzatori sociali è sempre più diffuso e si segnalano le prime chiusure. Pettenò (Cgil Venezia): “In Riviera del Brenta calzatura colpita perché ha perso la sua indipendenza e non investe più in R&D”. Sasso (Cgil Biella): “Pesa il crollo della domanda cinese. Resiste chi punta su qualità e diversificazione”. Grasso (Cisl Prato): “Il risvolto positivo è che cominciamo a notare qualche aggregazione”
Uno tsunami dalle conseguenze potenzialmente drammatiche. A lanciare l’allarme sulla crisi della moda è Daniele Gualdani, titolare dell’aretina Lem Industries. Che dice: “In passato le crisi duravano non più di nove mesi e il calo del fatturato non superava mai il 20%, oggi per molti raggiunge l’80% da due anni. Il settore ha sbagliato due volte, sottovalutando prima l’impatto del Covid e poi la nuova frenata del ’22. La ripresa non è sicura, servono misure straordinarie per non far scappare i brand”
Il mercato del vino assiste all’introduzione di nuovi formati di packaging, scontrandosi con barriere culturali forti. Il bag in box di Cabert ha conquistato i consumatori durante la pandemia, grazie alla capacità di mantenere alta la qualità anche a diverse settimane dall’apertura, va già in alcuni mercati e inizia a crescere in Italia. Altri esempi sono il vino in lattina di Giacobazzi e il vino in plastica di Sipa. Ma potranno davvero rivoluzionare un settore così tradizionale?
Andrea Pendin, titolare della tenuta “L’Armonia” di Montecchio Maggiore (Vi), punta il dito contro le tecniche tradizionali che propiziano il surriscaldamento del terreno. “La strada da seguire è l’agricoltura rigenerativa. I giovani sono abituati a gusti acidi che penalizzano i vini rossi e le alte gradazioni”
Il futuro della filiera vitivinicola è segnato da diverse sfide. Secondo il dg di Cielo e Terra, che con i suoi vini si posiziona anche su fasce di prezzo molto basse, “il valore del vino non riesce più a remunerare adeguatamente i viticoltori, che rappresentano l’anello più in difficoltà della filiera. E anche il vino dealcolato contribuirà a far crescere i prezzi”. E sul tema del cambiamento climatico parla Lunelli: “Per combatterlo bisogna salire in alta quota”
In un mercato vinicolo italiano spesso associato alle eccellenze Doc e Igt, il vino venduto in bottiglie da meno di tre euro al litro rappresenta quasi il 60% del valore (il 70% nella Gdo) e due terzi del volume. Bassetti (Caviro): “Nei discount l’incidenza raggiunge l’83% dei volumi”. Cielo (Cielo e Terra): “A comprare in questo modo giovani e anziani in primis”. Ma Lunelli: “Prezzi frutto di una produzione super intensiva ed estensiva”
Che gli Italiani siano un popolo di inventori è noto e riconosciuto in tutto il mondo. Del resto basta pensare alla radio o al telefono, tutte invenzioni italiane di enorme portata.
Purtroppo, però, gli italiani sono più abituati a regalare le proprie invenzioni a tutti, senza pensare a far so...
Penalizzate dai costi energetici e dalla concorrenza cinese, che non deve rispettare i vincoli del Green Deal, le imprese chimiche vivono una crisi che si riflette su tutto il made in Italy. Conterno (Lati): “La debolezza dell’Ue ha aperto la strada a competitor mai visti prima”. Rossi e Bencini (Sir Industriale): “Turchia favorita da materie prime, costo del lavoro, assenza di dazi e rapporti con Cina e Russia”. Bellini: “Sul green l’Ue sta correndo troppo, il resto del mondo segue strade diverse”
Mentre la chimica soffre, l’industria farmaceutica italiana vede crescere il fatturato a 52,4 mld (+52,3% dal ‘21) e l’export a 49 mld (+150% in dieci anni). Dietro a questa divergenza ci sono dinamiche globali che stanno ridefinendo il panorama di due settori storicamente vicini ma ora su percorsi differenti. Fumagalli (Steriline): “In Italia tanti investimenti, l’Europa fa più fatica”. Nicolini (Castagna Univel): “Gli integratori spingono la parafarmaceutica”
Nel 2023 sono circa 300 le aziende chimiche tedesche che hanno chiuso i battenti. Il settore registra le perdite record dei colossi Basf, Bayer e Covestro. L’indice Ifo sul clima aziendale ha toccato il livello più basso dalla crisi del 2008. L’interscambio Germania-Italia è diminuito sia come valore (-11,4%) che come volumi. Fumagalli (Steriline): “Chimica penalizzata dalla crisi dell’automotive”. Moltrasio (Icro Coatings): “La dipendenza dalla Germania è insostituibile e fa soffrire anche noi”
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