Il centrodestra vola oltre il 44% e vince le elezioni. Giorgia Meloni protagonista ma non sfonda il muro del 30%, mentre Forza Italia stupisce con quasi l’8% e potrebbe imprimere un profilo moderato al nuovo governo. Crollo della Lega di Salvini che in Veneto sta sotto il 15%. Meloni verso Palazzo Chigi ma avrà bisogno di un contrappeso. E chi altro se non Mario Draghi?
Il candidato Antonio Misiani porta a casa il 38,8%, mentre l'esponente del centrodestra, Maria Cristina Cantù, si ferma al 33,6%. Uno scarto non troppo ampio, complice forse la presenza del candidato Ivan Scalfarotto del Terzo Polo, che ha raccolto oltre il 16% di voti. Quello di Milano è centro è uno dei pochi collegi in Italia che va al centrosinistra
Tosi anche se un po' in sordina poteva essere la carta che Matteo Salvini avrebbe potuto schierare in previsioni delle regionali per contrastare l'egemonia di Zaia in Veneto. Tuttavia, dopo questa nottata elettorale la leadership di Salvini sembra essere stata compromessa. Ma Forza Italia grazie a lui fa meglio rispetto alle altre province venete attestandosi al 9%
E' un FdI pigliatutto, seguita a lunghissima distanza dalla Lega. Una classifica completamente ribaltata rispetto a quella delle elezioni del 2018. Come se non bastasse, anche i numeri del Pd in Veneto contribuiscono ad alimentare una notte da incubo per il Carroccio: i dem sono secondo partito. Delude invece Calenda: 8%. Nella Lega alcuni esponenti veneto parlano già di cambio di passo, l'assessore Bottacin: "Non siamo più credibili"
Nemmeno Bonaccini, sembra essere riuscito a fermare il crollo provocato dalle scelte di Enrico Letta a livello nazionale. Il partito di Letta ottiene in Senato il 27,8%, non sufficiente per battere il 38,9% raggiunto dalla coalizione di centrodestra. Per la Camera, invece, il partito con sede al Nazareno supera il 28% e traina la coalizione al 35,9%. E si apre così la corsa per la segreteria
In molti giudicheranno pericoloso questo risultato elettorale nazionale per la vittoria di Giorgia Meloni che non è ben vista a Bruxelles. Ma la vera preoccupazione dovrebbe invece riguardare quello che è successo nel Sud. Se infatti il Nord, con la sconfitta di Salvini a favore di Zaia e Giorgetti e con un Bonaccini comunque in buona salute, ne esce bene, la debordante vittoria dei Cinquestelle nel Mezzogiorno rischia di portare a una nuova ondata di assistenzialismo che ci allontanerebbe, anche questa, dall’Europa
I risultati di queste politiche segnano un cambio di passo in Lombardia. Dopo quasi trent'anni di forzaleghismo il centrodestra domina a traino Fratelli d'Italia (che raccoglie il 28%). Salvini non supera il 14%, Forza Italia contro le previsioni raggiunge l'8%. Superata dal Terzo Polo che arriva al 9,7%. Pd al 18,9%. Cambiano gli equilibri in vista delle regionali: il pallino in mano ce l'ha Meloni, e così più che Fontana la candidata più accreditata è la sua vice
Il centrodestra vola oltre il 44% e vince le elezioni. Giorgia Meloni protagonista ma non sfonda il muro del 30%, mentre Forza Italia stupisce con quasi l’8% e potrebbe imprimere un profilo moderato al nuovo governo. Crollo della Lega di Salvini che sta sotto il 10% e in Veneto e Lombardia sotto il 15%. In Emilia centrosinistra prosciugato da Calenda e 5 stelle. Meloni verso Palazzo Chigi ma avrà bisogno di un contrappeso. Chi altro se non Draghi?
Nella città ducale vince il centrodestra, con Laura Cavandoli con il 42,9% delle preferenze, contro il 31,6% del candidato di centrosinistra Vanolli per la Camera dei Deputati. Per il Senato ha vinto Elena Murelli, candidata del centrodestra, che ha prevalso con il 45,4%, contro il 31% di Giuseppe Negri del centrosinistra. Ha votato il 70,31% degli elettori, il 4,7% in meno delle precedenti politiche
Sfida fino all'ultimo voto quella che ha coinvolto il collegio uninominale 4 di Modena, fra quelli più in bilico. Trionfa la candidata del centrodestra Daniela Dondi col 37,4% dei voti. Ad un soffio il candidato del centrosinistra Soumahoro Aboubakar col 36%. Candidati anche Stefania Ascari per il M5s (con l'11% dei voti); il Terzo Polo sfiora il 10% con la candidatura di Claudia Cicolani
Sfida vinta dal centrosinistra, quella in un territorio vicino al Pd ma pieno di malumori per via della scelta di candidare nomi poco vicini al territorio. Nonostante ciò, la coalizione di centrosinistra ha ottenuto la vittoria, mentre il centrodestra guidato da Benedetta Fiorini si ferma al 35,8%. Fra gli altri candidati anche Lorenza D'Amato per il M5s (10,3% di preferenze). Segue Mara Mucci (Terzo Polo) con l'8,7%
Niente da fare per il suo avversario, l’ex sindaco dem Andrea Gnassi, candidato del centrosinistra. Ad avere la meglio, con il 42,8% di preferenze è stato il peso massimo della Lega e segretario del Carroccio in Romagna, vicinissimo a Matteo Salvini. Gnassi si ferma al 35%. Segue il 9% di Mariano Gennari (candidato del Movimento 5 Stelle) e il 6% di Alessandro Francesco Petrillo (Terzo Polo)
Bologna rimane rossa. Il candidato del centrosinistra Virginio Merola chiude al 45,5%, staccando l’avversario del centrodestra fermo al 26,3%. Il PD raggiunge il 33,2%, dato in controtendenza rispetto alla situazione nazionale, che ha visto molti avamposti storicamente di sinistra capitolare. Battuto anche Vittorio Sgarbi al Senato, a favore del candidato di centrosinistra Casini
Una vittoria che sorprende, ma non sconvolge, quella della coalizione trainata da Giorgia Meloni. Con il centrodestra che trionfa col 39% di preferenze, a 3 punti percentuali di distacco dal centrosinistra. Delusione per il Terzo Polo che non va oltre l'8%. E la disfatta di Letta apre la possibilità per Bonaccini e la sua vice Schlein di ambire alla segreteria del Nazareno
Uno dei collegi considerati più in bilico, poiché caratterizzato da un'area, quella di Ferrara, rivolta più a destra, e una Ravenna che, invece, tira più a sinistra. A vincere è la coalizione trainata da Meloni con il 42,09% delle preferenze al senatore uscente di Fdi. Niente da fare per la consigliera regionale faentina Manuela Rontini, candidata del centrosinistra, che ottiene il 34,7% dei voti
Gli exit poll danno il centrodestra poco sopra il 41%, il Pd sotto il 20, Calenda sotto il 10 e i Cinquestelle attorno al 15%. Fratelli d’Italia sembra lontana dal 30%. La Lega sotto il 10. Se così fosse, con un centrodestra forte ma non abbastanza e soprattutto diviso, non avrebbe vinto realmente nessuno. Solo Swg da il centrodestra tra il 43 e il 47%. Ma gli exit poll spesso sbagliano, e il risultato si saprà alle prime ore di domani. Vi aspettiamo con la nostra edizione delle 7
Gli occhi sono puntati sull'Italia. Von der Leyen avverte: "Se le cose dovessero andare per il verso sbagliato, abbiamo gli strumenti per agire". Una vittoria della destra alle elezioni preoccupa l'estero ma anche il ceto produttivo del Nord, che teme un diverso posizionamento dell'Italia in Europa. Rischierebbero di mutare i rapporti con partner commerciali come Germania e Francia
In queste elezioni basteranno uno o due punti percentuali di differenza per decidere il destino dei partiti e soprattutto delle loro leadership. Come anche gli equilibri regionali: in Veneto la Lega potrà rivendicare la presidenza regionale? In Lombardia inizierà l'era Moratti? Bonaccini sarà in grado di tenere in forze un partito "depotenziato"? Certo è che se l’Italia vuole uscire viva dalla tremenda crisi che la aspetta deve recuperare (se non l'uomo) almeno lo spirito di Draghi
Il senatore di Azione Andrea Cangini è intervenuto nella vicenda legata al potenziamento dell’Aeroporto Verdi di Parma per il possibile sviluppo di un polo cargo, chiedendo chiarezza al sindaco di Parma, Michele Guerra. Cangini ha aggiunto: “Carlo Calenda e il Terzo Polo gli unici a parlare chiaro sulla vicenda: lo facciano i leader e i candidati degli altri partiti”
La vera novità del dopo voto sarà la nascita di quella che si può definire una sorta di "Lega Sud" capeggiata da Conte. Un partito della spesa pubblica che macina consensi garantendo il reddito di cittadinanza. Mentre il Nord con la perdita d'identità della Lega, con FdI a trazione "romana" e un Pd che non ha mai saputo interpretarlo, rischia di rimanere senza rappresentanza. È ora di smetterla di inseguire chimere e slogan per costruire una politica capace di trainare il Paese in Europa
Nel pre-assemblea emerge una sola certezza: l’emorragia di voti dalla Lega. E se non manca l’indecisione in un periodo che chiede risposte urgenti a problemi complessi, chi si esprime è fortemente polarizzato tra due soli soggetti: Calenda e Meloni. I leader oggi hanno giocato le loro carte, ma chi sarà riuscito a spostare più voti?
Missili sui Cinquestelle. Richiesta di competenti perché “l’impresa è un valore”. Applausi per Draghi. Nella provincia simbolo degli imprenditori del Nord confronto tra Letta - Calenda e Urso. L’applausometro va a Calenda, ma il cuore batte per Meloni. Zaia, in feeling con Bonaccini, parla solo di autonomia. Urso (FdI): "Abolire il Reddito di cittadinanza"
Il presidente della Regione Stefano Bonaccini replica alle voci di un suo futuro come segretario del Pd, nel caso di un risultato negativo alle prossime elezioni. In risposta, prende le distanze e richiama l'attenzione all'impegno quotidiano per ottenere il miglior risultato possibile: "Ogni sera cerco di essere in qualche luogo a dare una mano al partito"
Si deve ancora votare per le politiche e già si pensa alle regionali. E il partito di Giorgia Meloni sembra avere già una strategia chiara. Per il dopo-Zaia la candidata sembra poter essere l'attuale assessore al lavoro Elena Donazzan. Intanto in Lombardia La Russa non esclude una candidatura di Moratti, che ringrazia per la stima. Sull'ex sindaca di Milano potrebbe addirittura crearsi un'ampia convergenza che va da Fdi a Calenda. Mentre il Fvg potrebbe essere l’unica regione da lasciare nelle mani della Lega
Il governatore del Veneto non muove un dito e aspetta seduto sulla riva del fiume che si realizzi il disastroso risultato elettorale di Salvini. Quello dell’Emilia Romagna alla caccia di consensi per dimostrare che dove lui gioca - a differenza di Letta - vince. Obiettivo comune: battere i leader dei loro partiti per sostituirli e costruire il nuovo governo Draghi
L’orologio della politica sembra essere tornato indietro di due anni. Quando il leader della Lega, Matteo Salvini, cercò di conquistare l’Emilia-Romagna strappando la presidenza della regione a Stefano Bonaccini. Nel tour emiliano, il leader del Carroccio lancia la sfida ambiziosa: "Vinceremo in tutti i collegi in Emilia e anche alle prossime regionali". Il presidente emiliano: "La destra? Sarebbe una catastrofe"
Secondo l'ultimo sondaggio Demos, Fratelli d’Italia potrebbe non solo superare il Carroccio, ma addirittura doppiarlo in regione (30,5% contro il 14,4%). La Lega sarebbe addirittura sotto al Pd, stabile attorno al 19%. Doccia fredda per Calenda: auspicava un 20% ma sembrerebbe fermo al 7%. Il sondaggio viene pubblicato nello stesso giorno in cui Guido Crosetto, ambasciatore di Fdi, è impegnato in un tour nel mondo economico nordestino
La questione non è banale perché con il loro voto potrebbero essere decisivi. La maggioranza dei collegi uninominali andranno al centrodestra, ma ce ne sono almeno 14 (secondo YouTrend) effettivamente contendibili. Il dilemma è: votare Letta per togliere seggi a Meloni, o scegliere il pragmatismo del duo Calenda-Renzi creando un terremoto ai vertici Pd?
Il segretario dem e il sindaco di Milano si sono incontrati per parlare di futuro. Tra i temi posti sul tavolo le elezioni politiche del 25 settembre, ma anche le regionali del 2023. "Sala candidato? Avrebbe il mio sostegno", commenta Letta. Nessuna risposta dal primo cittadino. La sua candidatura potrebbe garantire di certo un'apertura anche da parte del Terzo Polo, ma sarebbe sufficiente per contendere al centrodestra una che governa da trent'anni?
Ecco perché il governatore dell’Emilia Romagna è il miglior candidato per il dopo Letta. E se la Lega andrà sotto il 10% Zaia potrebbe (con Fedriga e Giorgetti) trovare la forza e il coraggio di spodestare Salvini. Letizia Moratti destinata a conquistare la Lombardia. E se lo facesse con il Terzo Polo ne diventerebbe la leader. E così l’asse politico nazionale si sposterebbe nelle tre regioni più produttive del Paese
L'ex ministra del governo Draghi, Gelmini, apre a una candidatura di Letizia Moratti per il Terzo Polo. Gli fa eco anche Matteo Renzi. Il breve commento dell'ex sindaca sulle avance lasciano aperto uno spiraglio. Un eventuale candidatura politica sarebbe un bella grana da risolvere per partiti come Fi, Lega e anche Pd, visto che molti dei voti moderati potrebbero confluire proprio sulla sua persona
Il governatore si è visto costretto a rispondere a tono all'unico esponente politico che poco più di un mese ha auspicato una scalata al vertice del Pd, incoronandolo come prossimo leader progressista. Il leader di Iv ha accusato il Pd di essere stato contro il Governo. Bonaccini: "Se c'è una forza politica che non ha perso un momento per dare sostegno a Draghi quella è il Pd"
Il Presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, torna ad esprimersi a favore della realizzazione del rigassificatore nella città romagnola nel corso di un intervento al programma televisivo "L 'Aria che Tira". Per Bonaccini, potrebbero essere favorevoli anche Fratoianni e Bonelli: "Sanno che a Ravenna realizzeremo anche il più grande parco eolico-fotovoltaico a mare in Italia"
Quale è l’obiettivo che si deve dare chi pensa agli interessi di chi lavora e produce? Portare Draghi al Quirinale e far nominare da lui un presidente del consiglio di sua fiducia. Come arrivarci? Attraverso un buon risultato del partito di Calenda e Renzi, tale da permettere al più antipatico dei protagonisti della politica di destrutturare centrodestra e centrosinistra, confinando ai margini Meloni e Conte
Il centrodestra parte favorito per le elezioni del prossimo 25 settembre. Ma a determinare se la possibile vittoria sarà un successo assoluto saranno anche le scelte del centrosinistra. Fdi, Lega e Fi, formano un'alleanza apparentemente granitica. Al suo interno le ambizioni dei singoli partiti potrebbero innescare nervosismi al momento dell'assegnazione del candidato ai collegi uninominali. Il Pd può formare un cartello di ampia coalizione con tutti dentro, ma Calenda temporeggia
Il Movimento perde pezzi proprio a Bologna, città dove nel 2007 con il V-day in Piazza Maggiore crebbe l'onda grillina. Lo storico pentastellato Max Bugani, nel partito dal 2005, oggi assessore al Comune di Bologna, lascia il Movimento per accasarsi nel partito di Bersani. Con lui dice addio anche il consigliere Marco Piazza. Bugani: "Articolo 1 è un piccolo partito fatto però da idee"
In prima pagina de Il Foglio, questa mattina, il direttore Cerasa scriveva: "Grandi corteggiamenti per Matteo Zoppas da parte di Meloni". Instillando così il dubbio di una candidatura dell’ex presidente di Confindustria Veneto nelle fila di Fdi. Zoppas smentisce: "Il mio impegno non può che essere concentrato nelle attività di famiglia". E aggiunge "sono a disposizione di tutte le forze politiche, senza distinzioni, per un confronto sulle tematiche industriali"
Uno dei fedelissimi di Salvini, il padovano Ostellari, sarà chiamato a coadiuvare il responsabile organizzativo federale, Roberto Calderoli, in vista della imminente campagna elettorale. A causa della nuova investitura lascia l'incarica di commissario dell'Emilia-Romagna. Salvini chiama in Lombardia un uomo fidato che è riuscito a raccogliere un forte consenso in regioni chiave come Veneto ed Emilia
L'assessora al Welfare non molla l'osso e richiama la coalizione del centrodestra all'attenzione: "Confermo la mia disponibilità a candidarmi e aspetto una risposta urgente. Altrimenti farò le mie scelte". È a questo punto ad un bivio: aspettare un'ipotetica vittoria alle politiche di Fdi, che potrebbe a quel punto avere la forza di imporla come candidata del centrodestra al Pirellone, oppure cedere all'attrattiva di Calenda. La scelta potrebbe influenzare gli equilibri nazionali
L'azienda di Bassano del Grappa (VI) produttore di accessori per i principali brand mondiali, controllato dal 2019 da Alpha Private Equity, compie un ulteriore passo in avanti nel suo percorso di crescita con l’acquisizione dell'azienda francese. Nicole Faerber (Amf) e Frédéric Dreyfus (Chaines et Cie): "Combineremo il patrimonio artistico e il savoir faire di Chaines et Cie con la creatività e la tecnologia di Amf, mantenendo al contempo gli elevati livelli di servizio che abbiamo sempre garantito ai nostri clienti"
"Se fossi Letta sceglierei Stefano Bonaccini come primer, lui sa come vincere delle elezioni all'apparenza già perse". Così Matteo Renzi, in un'intervista al Corriere della Sera, lancia il governatore emiliano come candidato ideale del Pd. Prevedibilmente, Bonaccini smentisce. Ma il governatore emiliano per il Pd potrebbe davvero essere figura chiave per conquistare senatori nei collegi dell'Emilia, Toscana e Lombardia
Il senatore dopo aver votato la fiducia a Mario Draghi ed essere uscito da Forza Italia aderisce ora al partito di Carlo Calenda, al fianco del leader della Buona Destra Filippo Rossi. Cangini: "All'Italia serve un politica realista, competente, coraggiosa. Voglio contribuire a costruire un polo liberale che non si limiti a denunciare i problemi, ma sia anche capace di indicare soluzioni ragionevoli"
Il Carroccio è un partito leninista dove non esiste la cultura della competizione aperta. Zaia e Fedriga parlano, oggi (22 luglio) per la prima volta della caduta di Draghi. Rispetto all'approccio "governata" iniziale, appaiono ora più allineati a Salvini (seppure l'amarezza trapeli). D'altronde è già ora di campagna elettorale e nessuno può mettersi di traverso al leader. La lotta, che inevitabilmente ci sarà, si svolgerà tutta sottotraccia
Ecco come le dinamiche in corso in Lombardia, Veneto ed Emilia disegnano scenari politici non scontati. In Emilia Bonaccini trascinerà il Pd draghiano di Letta a un risultato oltre il 25%. I “governisti” della Lega punteranno alla sconfitta di Salvini portando i loro voti verso i centristi. Calenda con Gelmini e Brunetta verso il 10%. FDI ad un bivio: opteranno per un populismo puntando sulla vittoria di Trump o sceglieranno un profilo moderato per un centrodestra di governo e Moratti presidente?
Dopo sole 24 ore dallo strappo al governo gli effetti già si vedono sia nel partito azzurro che nel Carroccio. Dopo quasi 25 anni di militanza stracciano la tessera i tre ministri del governo Draghi, Gelmini, Brunetta e Carfagna. Secondo L'Espresso i primi due si dirigono verso Azione di Calenda. L'ala governista nella Lega rimane invece silenziosa, pur avendo subito una sconfitta. Si fa sentire solo Giorgetti, amareggiato: “Poteva finire in un modo istituzionalmente più dignitoso”
Dopo ore di trattative, risoluzioni e riunioni, è emerso che Movimento 5 Stelle, Lega e Forza Italia non parteciperanno al voto di fiducia al Governo al Senato. Così, Mario Draghi non ha i numeri per continuare a governare. Esultano nel Carroccio i seguaci barricaderi di Salvini. Perde la partita invece l'ala governista della Lega quella composta da Giorgetti, Zaia e Fedriga. Anche Forza Italia ne esce spaccata: la ministra Gelmini lascia il partito azzurro
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