Bella trattoria, curata nella sua semplicità, che offre una eccezionale interpretazione della cucina tradizionale bolognese, declinata in tutte le sue ricette
più emblematiche
I grandi classici di questo luogo, come l’«uovo in raviolo» e la mattonella
di fegato d’oca al tartufo, continuano a essere
presenti (e sono, come sempre, smaglianti e imperdibili), ma si alternano a proposte più fresche e stagionali. Premio “Sommelier dell'anno” – Emilia-Romagna a Tavola 2025 / La Viarte
La giovane cuoca, utilizzando ingredienti di stagione, riesce a creare pietanze di facile decifrabilità, in cui ricordi
di sapori nostalgici ben si miscelano con spunti attuali
La carta, che muta stagionalmente, si muove fra carne e pesce, proponendo pietanze come il gustoso bao ripieno di stinco sfilacciato con verza e salsa barbecue...
È un indirizzo più che consolidato (benchè abbia aperto solo nel 2016) questo ristorante di stile moderno e sofisticato, con la sua bella atmosfera e la sua cucina autoriale
Stile ed eleganza; tecnica e istinto; passione per le materie prime e attenzione alla loro lavorazione; buone conoscenze della tradizione e giusto slancio creativo sono i punti di riferimento entro i quali si muove la cucina...
Spigliata trattoria, posta in pieno centro, dietro San Petronio, che, in un ambiente informale, propone una cucina di tradizione eseguita con corretta mano e giusta attenzione alla materia prima
Spigliata e informale trattoria ove trionfano le pietanze tipiche del territorio e della tradizione, proposte con mano leggera e giusta attenzione alla qualità degli ingredienti
Posta al primo piano di una antica villa, questa insegna propone
una ottima cucina costruita con "scienza e coscienza". Premio “Maître dell'anno”
Emilia-Romagna a Tavola 2025 / Astoria
È una proposta fortemente contemporanea e autoriale quella
di questa importante insegna bolognese, posta all’interno di un antico café chantant d’epoca Liberty
Mangiare sotto antiche volte affrescate dalla scuola dei fratelli Carracci non ha davvero
prezzo. Ma se a ciò si somma una cucina buona allora il piacere è ancora maggiore
È un regno per carnivori questa insegna che punta tutto su tagli
di carne pregiata, su cotture al barbecue (in stile americano) e alla brace e sul sapiente utilizzo dell’affumicatura
Nessun volo pindarico ai fornelli. Nessuna astrusità cerebrale dai forni. Solo tanta, tantissima sostanza, in pietanze che illustrano, in modo didascalico,
quasi fossero una enciclopedia, le ricette più tipiche e più consolidate della città
delle Due Torri
La proposta è radicata su storia e origini – le ricette emiliane più autentiche – incalzate però da dettagli di matrice underground sempre gustosissimi. Rassicuranti e allo stesso tempo nuovi sono i tortellini, tradizionali in brodo di cappone o «impannati», che si alternano a prelibatezze locali come lo zafferano di Piumazzo che colora il risotto «mille e una notte» (al kiwi)
Nei fine settimana la cucina – in mano a un bravo cuoco coadiuvato dai ragazzi – apre le sue porte agli ospiti, proponendo piatti semplici ma gustosi, preparati con ingredienti genuini e seguendo le ricette tradizionali di queste terre
La proposta, che si articola in una dozzina di piatti che mutano frequentemente e secondo stagione, si basa su una materia prima di buona qualità, reperita negli immediati dintorni, e sulla capacità dello chef di sottolinearne, esaltandole, le caratteristiche peculiari
Posto in un bianco e moderno chalet tutto vetri, proprio sulla spiaggia, giusto a pochi metri dalla battigia, questo locale – bello in estate, ancor più affascinante in inverno – propone una buona cucina di pesce basata sulla qualità della materia prima e su una certa linearità nelle esecuzioni: felici, ben bilanciate e centrate sul gusto
I piatti sono in linea con ciò che il mercato, e quindi la stagione, propone: ci saranno quindi – per esempio – i ravioli di erbe amare (raccolte nel circondario) in primavera, i funghi porcini, il tartufo e la cacciagione in autunno. Mentre non mancano mai – must della casa – le tagliatelle al ragù
Il cavallo di battaglia di Terre Alte sono gli ottimi crudi, da assaggiare nel plateau royale, ricco di ostriche, tartufi, ricci, cappesante e canestrini. Anche nelle preparazioni cotte si cerca comunque di esaltare le caratteristiche dei preziosi ingredienti
La cucina, che già da anni ha raggiunto una maturità espressiva d’alta scuola, appare più in forma che mai: le pietanze, oltre che per la loro bellezza, si distinguono sia per la loro costruzione (complessa ma leggibile, tanto dal punto di vista ideale quanto tecnico) sia per la capacità di definire – come in bassorilievo – i sapori e gli aromi
Ciò che si mangia è davvero ‘unico’ nel senso che non c’è omologazione, non ci sono ingredienti di moda che arrivano dall’altra parte del mondo (e che tutti i cuochi più à la page si sentono in dovere di usare), non c’è alcunché che non sia di ‘qui’: dell’orto dietro casa, dei prati che si stendono tutt’intorno e dei boschi che circondano la vallata
La cucina – che è a vista – si muove con stile, proponendo piatti solidi ed eleganti al contempo, preparati con materie prime di qualità e costruiti con tecnica e idee moderne. Niente di strettamente tradizionale – quindi – piuttosto sapori e aromi definiti che si rincorrono in abbinamenti azzeccati (a volte classici, a volte più creativi) e mai sopra le righe
Una prossimità col mare sia fisica sia concettuale, perché qui la cucina
punta tutto sulla materia prima di provenienza adriatica, secondo sacri crismi improntati a freschezza e sostenibilità. Nel locale, del resto, si respira quell’aria di convivialità tipica della trattoria, e difatti non è un caso che la cucina sia assai attenta a esaltare il pescato in tutta la sua veracità e senza troppi formalismi
Accanto ai trabocchi del molo di Cesenatico, lo stabilimento balneare Maré è un locale poliedrico, attivo fin dall’ora della prima colazione alla sera tardi,
quando ci si può accomodare a tavoli e ai divanetti posti sulla sabbia per gustare un drink
Il cuoco – Michele Bacilieri – mostra notevoli doti interpretative, riuscendo a maneggiare gli ingredienti con capacità e istintività. Su una buona base tecnica costruisce piatti ben piantati sui gusti che, giocando con gli abbinamenti, si muovono con garbata eleganza. Pubblichiamo una recensione tratta da Emilia-Romagna a Tavola 2024
Dietro al bancone a vista con esposizione del pescato del giorno (la materia prima qui è di livello siderale), si trova il cuoco al quale è affidato il racconto del «mare nella sua essenzialità»: un vero e proprio viaggio fra i profumi
e i gusti di pesci, crostacei e molluschi
In ambienti curati e confortevoli, seguiti da un servizio solerte e sorridente (ma non formale) sfilano piatti che, su alcune preparazioni tipiche locali (come i curzul, ovvero tagliolini all’uovo di sezione quadrata, o gli gnudi, ovvero gnocchi di ricotta), innestano spunti creativi, di chiara ispirazione contemporanea
La cucina di Paolo Teverini – basata sulla riscoperta e rielaborazione
di ingredienti considerati ‘umili’, trasformati in ‘protagonisti’ – ha fatto scuola: ne può essere un valido esempio il celebre pâté di fegatini di pollo con pan brioche e verdure in agrodolce
Il servizio cura il dettaglio, soprattutto per ciò che riguarda il vino: la cantina fa da perno al locale, con 1.600 etichette da tutto il mondo, con un occhio particolare alla Toscana
La cucina non ricerca l’equilibrio a tutti i costi ma si sbilancia sul protagonismo della materia prima, anche laddove un ingrediente sovrasta l’altro.
Ecco dunque la presenza preponderante di erbe, o di altre materie prime amare, in piatti come il carciofo ripassato sulla brace, con la sua salsa e salmoriglio di erbe tostate
L’impronta del territorio qui non è di certo celata: la proposta, famosa soprattutto per le rane e le lumache, vede tanta tradizione, sublimata nella cura per le materie prime locali, che giungono da piccoli produttori del circondario
È stato proprio qui, in queste salette – allora bar Tripoli – che nel 1943 Luchino Visconti diresse il suo primo lungometraggio Ossessione, nonché primo capolavoro della scuola neorealista. Questo luogo è quindi una sorta
di ‘santuario’ per coloro che amano il grande cinema: e gli attuali proprietari, con consapevolezza, lo hanno fatto rivivere con passione e amore
È il pesce a trionfare nella carta, con l’antipasto misto di mare che vale l’assaggio, i saporiti spaghetti alle vongole veraci (proposti sia bianchi sia in sugo rosso) che meriterebbero un bis e una pasta allo scoglio che profuma di mare
Non ci si può non innamorare di questo luogo che, con stile tutto proprio, porta avanti una proposta di cucina originale e sincera, che nulla cede alle mode.
E che, rimanendo salda su una linea tradizionale-territoriale,
nella sua essenziale ancestralità risulta di straordinaria modernità
La carta è un’ode alla semplicità di materie prime abilmente selezionate e a tecniche di preparazione consolidate negli anni. Forte è il richiamo della tigellata, come altrettanto lo è quello della pasta fresca, rigorosamente tirata a mano dalle donne della cucina
Un luogo dove sembra che il tempo non solo si sia fermato, ma che proprio non sia mai esistito: un ristorante capace di proporre le ‘antiche’ ricette con una verve sempre nuova, nella quale si intrecciano memoria
e contemporaneità, tecnica e prodotto
Rispetto della stagionalità, quindi. Rispetto degli aromi e dei sapori primari. Rispetto dei tempi debiti e dei modi necessari nella realizzazione delle pietanze... Non ci sono trucchi ai fornelli: qui tutto è vero, e tutto è sincero
L’atmosfera di bella convivialità che si respira è il degno biglietto da visita di una cucina tradizionale ma preparata con intelligenza e mano leggera. Il segreto – se di ‘segreto’ si può parlare – è tutto nella scelta delle materie prime: gli ingredienti – infatti – sono di qualità e ben selezionati, secondo rigidi principi di stagionalità
Una sempiterna aria della domenica abita in queste sale, ravvivate dalla vampa del grande camino dove un oste di lungo corso e comprovata capacità, Franco Cimini, griglia carni di valore: la bistecca alla fiorentina è di vacca vecchia,
il fegatello di maiale cotto nella sua rete con l’alloro è profumato quant’altri mai, e l’agnello risulta tanto gustoso quanto soave
Una sempiterna aria della domenica abita in queste sale, ravvivate dalla vampa del grande camino dove un oste di lungo corso e comprovata capacità, Franco Cimini, griglia carni di valore: la bistecca alla fiorentina è di vacca vecchia, il fegatello di maiale cotto nella sua rete con l’alloro è profumato quant’altri mai, e l’agnello risulta tanto gustoso quanto soave
Dopo aver lavorato in blasonati locali, lo chef ha aperto il suo ristorante con l’intento di traghettare la ‘cucina della nonna’ ai giorni nostri e verso nuovi orizzonti
Una storia che ora continua con Massimiliano Mascia il quale, ben apprese le regole dell’alta cucina, si spinge oltre, modernizzando le proposte lungo una invidiabile linea di coerenza complessiva
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