Nel pieno della Pianura Padana, poco distante da Reggio Emilia, si incontra questa curata, moderna trattoria, dalla lunga storia cinquantennale, ora gestita con passione e capacità da due sorelle. Si viene qui per gustare una buona cucina di tradizione che, basata sulla qualità delle materie prime e senza tecnicismi né astrusità, punta tutto sulla esaltazione degli ingredienti e sulla linearità esecutiva, non priva di grazia e di eleganza. I piatti seguono il ritmo delle stagioni e declinano, senza eccessiva pesantezza, ma anzi lavorando di fino, tutto il repertorio gastronomico emiliano. Il sorbir di cappelletti e Lambrusco, per esempio, è un ricordo delle fredde serate invernali: una tazza di cappelletti in brodo, allungato da una sorsata di vino, veniva offerto a coloro che rientravano a casa spossati dal lavoro nei campi. I tortelli di erbetta e gli gnocchi di patate al soffritto sono invece ‘piatti delle feste’, preparati un tempo per i grandi pranzi familiari. Fra i secondi immancabili sono i sontuosi carrelli dei bolliti e degli arrosti (un trionfo ‘mistico’ di carne), accompagnati da tutte le salsine d’ordinanza e dalla mostarda di frutta senapata. Buoni i dolci, di fattura casalinga. Buona anche la selezione dei vini, quasi tutti italiani, provenienti dalle zone vinicole più vocate del Paese. Servizio sorridente e gentile, anche nei momenti di più alto afflusso. Conto assai onesto: si spendono all’incirca 45 euro mangiando quattro piatti. La prenotazione, soprattutto nei fine settimana, è vivamente consigliata.