Al giorno d’oggi il tema dei cambiamenti climatici e della crisi ecologica è ampiamente esplorato. Spesso la colpa delle percepibili conseguenze negative viene attribuita all’umanità, considerata una scriteriata e vorace specie che ha generato e sta generando squilibri, mettendo addirittura a rischio la propria sopravvivenza sul pianeta. La crisi climatica che stiamo vivendo viene spesso ricondotta solamente a fattori tecnici, scientifici e alle attività e alle gesta di tutta l’umanità. Tuttavia alla base vi è un sistema economico, sociale e politico di carattere gerarchico che è colpevole, ma che non pagherà per quanto fatto. E allora come si può evitare che si generi una transizione ecologica di classe? Il ricercatore socioambientale Andrea Fantini, nel suo libro “Un autunno caldo. Crisi ecologica, emergenza climatica e altre emergenze” (Codice Edizioni), tenta di affrontare le questioni della crisi climatica e degli effetti negativi che ha sul pianeta, offrendo una prospettiva storica e interdisciplinare che permetta anche di ricostruire tendenze presenti nella stretta attualità.
Questa ricostruzione a livello storico permette anche di mettere in discussione la narrazione odierna del concetto di “Antropocene” per il fatto che non tutti gli esseri umani hanno lo stesso concorso di colpa in relazione a ciò che si sta vivendo. Anche l’espropriazione delle comunità rurali, contadine, agricole, a seguito della conquista del continente americano, al fine di avere manodopera da utilizzare nell’apparato manifatturiero della rivoluzione industriale è un altro fattore che fa cadere la concezione di questa nozione.
Seppur disattese, le misure messe in atto per risolvere i problemi dei cambiamenti climatici e della riduzione della biodiversità seguono infatti una logica che ricalca la gerarchia della società moderna. Infatti gli effetti principali di queste azioni riguarderebbero in particolare i ceti popolari e più poveri del pianeta. È dunque necessario pensare ad un modo diverso di stare al mondo poiché ci troviamo di fronte ad un bivio e, così come in passato, l’umanità, per adattarsi alle svariate condizioni ambientali, dovrà affrontare catastrofi, rivoluzioni, fallimenti e cambi di rotta.
Andrea Fantini è un assegnista di ricerca del dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, specializzato in agroecologia, economia ecologica e politiche agroambientali. Dopo aver studiato scienze geografiche, ambientali e agroforestali alle università di Bologna e Barcellona, dove ha conseguito un dottorato, ha lavorato come ricercatore in Spagna e America Latina e si occupa di ricerca in ambito socioambientale e di comunicazione scientifica.
Dei temi trattati nel libro l’autore parlerà giovedì 26 ottobre dalle 18:30 alle 19:30 nella Libreria ItalyPost di Padova (Viale Codalunga, 4l) in occasione dei “Giovedì della Green Economy”. Condurrà l’incontro Katia Favaretto, collaboratrice della testata “VeneziePost”.
L’ingresso è gratuito previa prenotazione al seguente link.