“Silvio Berlusconi è stato un geniale innovatore, un passo avanti a tutti come imprenditore, leader politico indiscusso, grande trascinatore. Ma anche una persona generosa e di una simpatia travolgente”. È questo il pensiero pubblicato sui social da Letizia Moratti, un messaggio con cui l’ex vicepresidente della Lombardia dà l’addio al Cavaliere, morto questa mattina all’ospedale San Raffaele di Milano. Proprio lui, che l’ha voluta come ministro dell’Istruzione nel suo governo e che l’ha indicata come sindaca di Milano. “Sono convinta che il tempo gli renderà giustizia e anche i tanti detrattori, che in vita non gli hanno perdonato niente, rivedranno i loro giudizi. Questo è il destino dei personaggi che segnano la loro epoca”. Per Moratti, Berlusconi “ha cambiato il mondo della televisione, dello sport con i suoi successi nel calcio con il Milan e recentemente con il Monza, e anche quello della comunicazione politica, inventandosi un partito dal nulla, quando nessuno ci credeva a parte lui, in grado di diventare per lungo tempo il principale partito italiano: la casa dei liberali, dei popolari, dei socialisti. Con il suo carisma e il contagioso entusiasmo, capace di rendere facile e possibile quello che agli altri appariva difficilissimo e praticamente impossibile – ha concluso -, ha segnato un’epoca e il suo passaggio nella politica e nell’economia italiana rimarrà”.
Dalla politica lombarda è arrivato il cordoglio anche da Roberto Formigoni, ex governatore della Regione. A legarli un rapporto che risaliva agli inizi degli anni Settanta quando il Cavaliere chiamò Formigoni, in quegli anni leader dei giovani cattolici popolari: “Mi telefonò per conoscermi e per conoscere questo gruppo che faceva parlare molto di sé perché aveva il coraggio di opporsi apertamente alla sinistra extraparlamentare – spiega Formigoni a Il Tempo -. Ci ritrovammo nei suoi uffici in via Rovani e ascoltò i nostri racconti sulle violentissime contestazioni che subivamo in università e sui luoghi di lavoro. Scattò un interesse e una simpatia”.
“È stato un grande uomo politico – aggiunge – che mi ha concesso l’onore di un rapporto personale. Mi volle come presidente di Regione Lombardia e poi come senatore, mettendomi in lista subito dopo di lui. Abbiamo collaborato moltissimo sia per la Regione sia per Forza Italia, condividendo momenti gloriosi e grandi difficoltà. Ero con lui sotto il palco, nel dicembre del 2009, quando fu colpito dalla statuetta che gli sfigurò il volto. Aveva appena annunciato la mia candidatura alle Regione e poi fu assalito”. Inevitabile oggi pensare a quale possa essere l’eredità lasciata da Berlusconi. “Mi auguro che i responsabili del partito da lui recentemente nominati rimangano fedeli al compito che lui ha assegnato loro: che è quello di essere un partito di centro nel centrodestra che sostiene il governo Meloni, senza farsi distrarre da altre alleanze. E, oltre a questo, mi auguro che Forza Italia continui in quell’opera di coinvolgimento di altre persone, al di fuori del partito, che hanno gli stessi ideali popolari, liberali e riformisti”. Ma soprattutto, conclude Formigoni, “mi auguro che la città di Milano gli dedichi una giornata di lutto cittadino. Berlusconi ha fatto tanto per questa città, l’ha amata e servita. Spero che il sindaco Beppe Sala, al di là delle legittime e diverse posizioni politiche, abbia questo coraggio nel giorno delle esequie”.
E proprio da Milano arriva l’ultimo saluto anche di Gabriele Albertini, ex sindaco del capoluogo lombardo, per cui Berlusconi è stato “la palingenesi della mia vita – spiega al Corriere della Sera – Mi ha convinto come sanno fare solo le personalità straordinarie che ho conosciuto, come Montanelli, il Cardinal Martini, Clinton. Lui è tra questi. Sono persone che hanno l’istinto rabdomantico di capire chi hanno davanti anche senza conoscerlo. Per me ha rappresentato anche una sorta di maieuta. Non posso negare che mi abbia valorizzato per qualcosa che io stesso non sapevo di avere sia come qualità sia come motivazione”. Non è mancato un ricordo anche alla rottura che li ha divisi nel 2013: “A un certo punto, forte della sua capacità di aggregare il consenso, di vincere tutte le battaglie che ha intrapreso, dal calcio, alle case, alla politica, alla televisione, ha pensato di poter fare a meno dei consoli e che gli bastassero i cortigiani e i pretoriani. I meritevoli e i capaci si sono un po’ distanziati”. Tuttavia, “come politico posso solo dire che negli ultimi 30 anni è stato il protagonista assoluto. Pro o contro è stato l’ombelico del mondo. Divisivo finché si vuole, ma centralissimo, unico. Berlusconi è stato il massimo nella politica, nello sport, nell’imprenditoria e nella cultura”.