Un elisir di mosto d’uva cotto e tempo. Un tesoro che storicamente ha sempre fatto parte delle grandi famiglie di queste terre che lo destinavano al consumo privato o che ne facevano un dono prezioso, degno delle più alte cariche del potere. Nel 1764 il Gran cancelliere di Moscovia, in missione diplomatica per conto della zarina Caterina la Grande, quando arrivò a Modena, chiese di inviare a Mosca alcune bottigliette di Balsamico.
Nel 1792 il duca Ercole III d’Este fece recapitare all’imperatore Francesco I d’Austria un’ampolla di “Balsamico”. È una storia secolare quella che unisce la provincia di Modena, e con essa quella di Reggio Emilia, alla produzione dell’Aceto Balsamico Tradizionale. Da oltre 400 anni, la famiglia Giusti, di generazione in generazione, si tramanda la ricetta e il savoir-faire che danno vita, complice il protratto invecchiamento, a prodotti d’eccellenza. Gli stessi che conquistarono il Re d’Italia Vittorio Emanuele III, che nominò i Giusti “Fornitori della RealCasa Savoia”, concedendo loro di sfoggiare lo stemma regale ancora presente sulle odierne confezioni.
Forte di questo passato la famiglia, rappresentata da Claudio, Francesca e Luciano, oggi come allora, ha cura dell’oro nero: il Tradizionale di Modena DOP, da mosto d’uva cotto di uve trebbiano e lambrusco, invecchiato a lungo, con l’antico sistema dei rincalzi e travasi, in antiche batterie di botticelle di legni diversi e declinato in “Affinato “(almeno 12 anni d’invecchiamento) e in “Extravecchio” (almeno 25 anni).