Bottega, locanda, trattoria. Certo, ma anche un ristorante dall’atmosfera d’antan tripartito su ambienti che sono testimoni, ciascuno, di un mondo differente. L’osteria d’inizio secolo al piano terra, la sala anni ’20, originale, al piano superiore e quella, dirimpetto, col trompe-l’œil dove il fondatore Amerigo, tornato bambino, pedala su un triciclo nel grande affresco delle stagioni. Tutto questo, e molto altro, è Da Amerigo dal 1934.
Alberto Bettini conduce questa storia nel presente e, da anni, porta avanti un modello di cucina nostalgica e altamente riconoscibile, fatta sì di ricette tradizionali – come i calzagatti e i tortellini in brodo di gallina vecchia – ma anche di intelligenti variazioni sul tema, tutte col proprio anno di nascita diligentemente riportato in menù. Ne sono testimoni “le caramelle” ripiene di zucca e condite di saba e, sempre in autunno, lo scultoreo e celeberrimo uovo montato al tartufo bianco. Perché se c’è un imperativo, qui, è proprio quello delle stagioni e dell’andamento della caccia per cui, per visitare Amerigo, la stagione migliore resta l’autunno quando il locale, tra novembre e dicembre, si fa gremito di avventori desiderosi di saziare la voglia di bosco, di funghi e di tartufi. Stessa atmosfera d’antan ma ancora più epicurea alberga nei dolci, tra cui spicca il gelato alla crema con Aceto Balsamico Tradizionale di Modena.
Il servizio è affabile e premuroso, la cantina, rigorosamente nazionale, vanta una ottima selezione di bottiglie del territorio. Due menù, da 50 a 60 euro; qualcosa meno alla carta.