Una locanda di quelle c’erano un tempo, con le camere al piano superiore e gli arredi eleganti, da casa di campagna alto-borghese. L’elemento domestico, qui, è lapalissiano anche nel nome, presago sia dell’atmosfera, famigliare, che dell’elemento feticcio di Adalberto “Athos” Migliari che, col supporto della famiglia, da oltre vent’anni, “cucina” questa storia.
Oggi più che mai centrato nel gusto e rifinito negli impiattamenti, con una materia prima impeccabile e un uso magistrale della griglia, il menù si muove disinvoltamente tra carne e pesce, applicando all’anguilla le gioie della terrina mentre una sontuosa scaloppa di foie gras impreziosisce gli antipasti, donde occhieggia con confettura di fichi e pan brioche. Chiaramente da provare, almeno la prima volta, le lumache, conciate à la bourguignonne. Se disponibili non disdegnate poi le rane, con la loro impeccabile e leggerissima panatura, né la faraona arrosto coi finferli e i porcini, in stagione. Dolci importanti come il celebre gatò caldo, cotto al momento, al cioccolato fondente e gelato di amarene oppure la crema caramellata al Parmigiano Reggiano.
La carta dei vini fa divertire e propone, in un bel mix di annate, una selezione di vini naturali e da zone meno blasonate che ben si sposano con questa cucina tutta sostanza ed eleganza. A fare da interfaccia c’è un servizio encomiabile per gentilezza e disponibilità che saprà consigliarvi tra l’unico menù degustazione coi piatti più rappresentativi (a 50 euro) o la scelta, più libera, della carta (sui 45).